Sul numero de il Sud di luglio
Forestali in Sicilia La polemica si infiamma
di Redazione
5 luglio 2011 - L’emergenza corre su due fronti: il rischio che il plotone di 28 mila forestali in carico alla Regione siciliana resti senza stipendio insieme al rischio che le politiche forestali per la salvaguardia ambientale nel periodo di massima allerta incendi in Sicilia vadano in fumo. Desertificando di fatto una Regione, la Sicilia, a basso tasso di boscosità, penultima in Italia. E’ il tema, quello dei forestali, che si affronta nel numero di luglio de il Sud, il mensile di economica politica e cultura in edicola in queste settimane.
Gianpiero Casagni fotografa una condizione precaria che si scontra con le regole “minime” di salvaguardia ambientale e con le politiche dell’occupazione sempre più assistita. La superficie boschiva infatti in Sicilia continua a diminuire mentre aumentano le giornate lavorative per i 28 mila operai impegnati. Situazione altrettanto preoccupante in Calabria dove a fronte di un costante aumento degli incendi, le guardie antincendio vanno in pensione. L’esempio di due condizioni da emergenza vera e propria che in Sicilia è aggravata dagli alti costi di mantenimento della macchina.
“L’ultima soluzione del governo regionale siciliano – si legge nell’articolo di Casagni su il Sud - è quella di utilizzare 200 milioni dei fondi Par Fas (la stessa somma che doveva essere utilizzata per la superstrada Catania-Ragusa). I soldi, che non dovrebbero essere impiegati per spese correnti (ma sono ‘giustificati’ da estemporanei progetti di riforestazione), però, concretamente, non sono arrivati. E se ‘vanno in fumo’ i fondi Fas, e quindi i forestali restano senza stipendio e lavoro, si rischia di vedere ‘andare in fumo’ quel che resta dei boschi siciliani che, secondo una ‘innovativa’ stima, arriverebbero a circa 500mila ettari in quanto viene computata come ‘bosco’ qualunque copertura vegetale anche non arborea”.
Tema che riscalda gli animi e infiamma le polemiche. Sul sito del mensile, sudmagazine.it, un lavoratore forestale commenta l’articolo e propone anche un’analisi approfondita, offrendo una sua visione: “Una Regione con sviluppo territoriale non può e non deve non attuare politiche mirate allo sviluppo, alla manutenzione e alla valorizzazione del territorio. Per la stabilizzazione del comparto – ipotizza Michele Mogavero – la soluzione non può che avvenire attraverso un accordo da concordare con Inps e Ministero del lavoro, che potrebbe trasferire alla Regione le risorse economiche dell’indennità di disoccupazione, dei fondi europei e FAS potendo incardinare i lavoratori in compiti di Protezione Civile, Vigilanza Ambientale, Bonifica idraulico-Fluviale, verificare con il Ministero del Tesoro, sulla scorta di esperienze da parte di altre regioni come la Calabria, la quantificazione dell’onere pubblico di ogni operaio forestale e quanto viene a costare, tra stipendio, contributi previdenziali e indennità di disoccupazione, ogni lavoratore forestale, per poi valutare quale sia il percorso meno oneroso tra stabilizzazione e lavoro stagionale”.
Il dibattito è aperto: su il sudmagazine.it e su blogsicilia.it.
Link.
Gianpiero Casagni fotografa una condizione precaria che si scontra con le regole “minime” di salvaguardia ambientale e con le politiche dell’occupazione sempre più assistita. La superficie boschiva infatti in Sicilia continua a diminuire mentre aumentano le giornate lavorative per i 28 mila operai impegnati. Situazione altrettanto preoccupante in Calabria dove a fronte di un costante aumento degli incendi, le guardie antincendio vanno in pensione. L’esempio di due condizioni da emergenza vera e propria che in Sicilia è aggravata dagli alti costi di mantenimento della macchina.
“L’ultima soluzione del governo regionale siciliano – si legge nell’articolo di Casagni su il Sud - è quella di utilizzare 200 milioni dei fondi Par Fas (la stessa somma che doveva essere utilizzata per la superstrada Catania-Ragusa). I soldi, che non dovrebbero essere impiegati per spese correnti (ma sono ‘giustificati’ da estemporanei progetti di riforestazione), però, concretamente, non sono arrivati. E se ‘vanno in fumo’ i fondi Fas, e quindi i forestali restano senza stipendio e lavoro, si rischia di vedere ‘andare in fumo’ quel che resta dei boschi siciliani che, secondo una ‘innovativa’ stima, arriverebbero a circa 500mila ettari in quanto viene computata come ‘bosco’ qualunque copertura vegetale anche non arborea”.
Tema che riscalda gli animi e infiamma le polemiche. Sul sito del mensile, sudmagazine.it, un lavoratore forestale commenta l’articolo e propone anche un’analisi approfondita, offrendo una sua visione: “Una Regione con sviluppo territoriale non può e non deve non attuare politiche mirate allo sviluppo, alla manutenzione e alla valorizzazione del territorio. Per la stabilizzazione del comparto – ipotizza Michele Mogavero – la soluzione non può che avvenire attraverso un accordo da concordare con Inps e Ministero del lavoro, che potrebbe trasferire alla Regione le risorse economiche dell’indennità di disoccupazione, dei fondi europei e FAS potendo incardinare i lavoratori in compiti di Protezione Civile, Vigilanza Ambientale, Bonifica idraulico-Fluviale, verificare con il Ministero del Tesoro, sulla scorta di esperienze da parte di altre regioni come la Calabria, la quantificazione dell’onere pubblico di ogni operaio forestale e quanto viene a costare, tra stipendio, contributi previdenziali e indennità di disoccupazione, ogni lavoratore forestale, per poi valutare quale sia il percorso meno oneroso tra stabilizzazione e lavoro stagionale”.
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