20 febbraio 2011

EX ASSESSORE CASTIGLIONE COORDINATORE REGIONALE DEL (PDL ) 2

La Repubblica(PA) 23 ottobre 2001


I sospetti dell'assessore


Castiglione: "Questo è un atto terroristico" L'incendio dopo il no alla proroga dei contratti. 50 mila precari nei boschi e le guardie in ufficio il retroscena

ENRICO DEL MERCATO
«IO questi incendi li considero atti terroristici. Ho sempre difeso i forestali, ma stavolta ci sono singolari coincidenze che mi fanno sorgere più di un dubbio». L'assessore all'Agricoltura e foreste Giuseppe Castiglione è l'uomo che governa sul patrimonio boschivo siciliano e, soprattutto, sull'esercito di guardie forestali e precari a giornata incaricato di vegliare sul verde dell'isola. Cammina, è il caso di dirlo, sui tizzoni ardenti. Domenica i roghi si sono portati via cento ettari di bosco, qualche giorno prima i precari che vengono ingaggiati ogni anno per il servizio antincendio avevano chiesto una proroga dei contratti e, oggi, sotto il suo assessorato sono attesi migliaia di altri precari che chiedono - anche loro - l'assunzione a termine. «Lo faremo - dice Castiglione - ma sia chiaro questa sarà l'ultima volta. Questo governo vuole chiudere col precariato». C'è l'odore acre del sospetto intorno all'esercito precario che viene impiegato ogni anno per i servizi forestali, tra i quali il servizio antincendio. Cinquantamila persone che lavorano - a rotazione - cinque mesi l'anno, ma che guadagnano cifre vicine ai 30 milioni. Tra questi, 7 mila vengono impegnati nel servizio antincendio che, guarda caso, ha chiuso il 15 ottobre scorso. Loro chiedevano che continuasse («perché fa caldo e gli incendi potrebbero ancora scoppiare»), la Regione ha detto no perché sarebbe stato necessario fare una nuova manovra di bilancio. Alla prima giornata di scirocco, puntuali, sono scoppiati i roghi. Adesso il sindaco di Monreale, Salvino Caputo, se la prende con la Regione: «Chi ha deciso di non prorogare i contratti delle squadre antincendio è moralmente responsabile del disastro di San Martino al pari di chi ha appiccato l'incendio. Se ci fossero stati loro in servizio avremmo certamente ridotto i danni». Ma serve davvero questo esercito precario incaricato di vigilare sui boschi per il quale, ogni anno, l'amministrazione regionale spende 500 miliardi? Il patrimonio di verde della Sicilia è talmente vasto da giustificare un così alto numero di addetti? Gli stessi ispettori forestali, dietro garanzia dell'anonimato, ti confidano che loro alla gran parte di questi operai precari non sanno proprio cosa far fare. Del resto, solo l'8 per cento del territorio siciliano è occupato da boschi. Bazzecole rispetto, per esempio, alla Valle d'Aosta (dove la superficie boschiva è pari al 23 per cento del territorio) o al Trentino Alto Adige che appoggia la sua economia soprattutto a quel 44 per cento di territorio occupato dai boschi o ancora all'Umbria, dove la superficie boschiva è pari al 31 per cento del totale. Tutte regioni dove la vigilanza e la tutela dei boschi non è affidata a precari assunti a giornata, ma al corpo forestale. Ecco, appunto. Le guardie forestali ci sono anche in Sicilia. In tutto, compresi i sottufficiali, sono un migliaio. Una sostanziosa parte di loro invece che per i sentieri dei boschi, sta dietro le scrivanie. È lo stesso direttore delle Foreste (adesso in procinto di trasferirsi all'assessorato Bilancio) Girolamo Di Vita ad averlo messo nero su bianco in una nota del 5 ottobre scorso. Scrive Di Vita che per fronteggiare la carenza di personale amministrativo negli uffici (in una Regione che ha 20 mila dipendenti a foglio paga) «si è reso necessario utilizzare anche oltre il limite del 10 per cento consentito dalla legge, personale del corpo forestale (sottufficiali, guardie e agenti tecnici) che viene in questo modo sottratto ai compiti d'istituto con nocumento, soprattutto in alcune zone, per l'attività che l'amministrazione forestale istituzionalmente svolge». Poco male, almeno a leggere il roboante scritto che compare sulla pagina web del servizio antincendio della Regione: «Sviluppi tecnologici sono in programma per i prossimi mesi con la progressiva messa in opera di una rete di telerilevamento automatico dei focolai operante nella banda del visibile e dell'infrarosso, che utilizza tecnologie mutuate dal campo aeronautico e spaziale. Tale rete, una volta completata, consentirà la scoperta sul sorgere dei focolai d'incendio». Nell'attesa restano le cifre di un disastro continuo, quelle fornite dall'osservatorio sugli incendi di Legambiente: dall'1 gennaio al 30 giugno di quest'anno in Sicilia sono scoppiati 107 incendi che hanno bruciato 627 ettari di bosco. È andata peggio solo in Puglia (132 incendi e 1108 ettari in fumo), perfino in Calabria se la sono cavata meglio (241 incendi, ma "solo" 556 ettari bruciati). Tanto per capire, in Val d'Aosta il bollettino recita: 16 incendi e 6 ettari perduti, In Trentino Alto Adige 12 incendi e 2 ettari in fumo, in Umbria 4 incendi e 6 ettari scomparsi. Lì, però, non soffia lo scirocco. E non c'è un esercito di 50 mila precari a difendere i boschi.
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