Operai ostaggi dei politici per la stabilità che non c’è
di Rosario Battiato
PALERMO – Sono circa il doppio dei colleghi nazionali, ma la loro non è una situazione di vantaggio. Gli operai forestali siciliani sono rimasti stritolati nella macchina affaristico politica della Regione, dove l’occupazione, anche se precaria, spesso viaggia intimamente a braccetto con l’elezione o la riconferma per una poltrona alla Regione. Un meccanismo perverso platealmente manifestato nel caso dei precari forestali, da anni prigionieri del precariato stagionale, così come vittime sono i cittadini isolani che pagano le tasse per mantenere un esercito di operai sostanzialmente in esubero rispetto le reali esigenze del patrimonio boschivo.
L’origine di questo stato di cose risale al marzo del 2006, quando l’allora forzista, Innocenzo Leontini confezionò una legge che avrebbe assicurato stabilizzazioni per gli anni futuri, senza remora alcuna per le casse regionali. In seguito, la promessa di una riduzione che avrebbe portato l’organico ad una cifra più contenuta, almeno otto volte inferiore quella attuale, che comunque sarebbe sempre stata abbondantemente superiore alla media nazionale, non ha portato alcun risultato.
Eppure altrove la prevenzione funziona benissimo con sistemi differenti. In Toscana, ad esempio, un meccanismo efficace che utilizza appena 600 operai forestali, assunti a tempo indeterminato e a fronte di un milione di ettari di superficie boscata, cioè circa il doppio di quella siciliana, permette delle performance eccezionali in termini di protezione dei boschi: la superficie media ad evento negli ultimi anni è scesa notevolmente, attestandosi intorno a un ettaro circa rispetto ad una media di circa 3,5 ettari di appena dieci anni fa, 80% degli incendi viene spento entro le 6 ore, oltre il 64% degli incendi boschivi interessa superfici non superiori ad un ettaro e circa il 24% degli eventi riguarda superfici comprese fra 1 e 5 ettari.
Articolo pubblicato il 04 gennaio 2011
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