16 novembre 2010
CUFFARO NON RISPETTA L’ACCORDO CON I FORESTALI. I FORESTALI LO MANDINO A CASA
Articolo di Nicolla Cipolla
Pubblicato su liberazione di sabato 1 Aprile 2006
Ancora una volta il governo Cuffaro, in questa fase finale della peggiore legislatura regionale (e la Sicilia ne ha conosciuto di pessime), ha deluso le aspettative legittime, perché sancite in un contratto firmato dal suo governo dopo una lunga battaglia sindacale condotta unitariamente dai sindacati, FLAI–CGIL, FAI-CISL e UILA-UIL, ed inviato all’Assemblea Regionale senza un’adeguata copertura con il cinico disegno di mettere i forestali in contrasto con tutte le spinte di altri precarie, con tutte le esigenze di finanziamento elettoralistico che hanno premuto su Sala d’Ercole in questi ultimi giorni. L’Assemblea Regionale ha approvato una legge che pur recependo le parti programmatiche e procedurali dell’accordo non ha infatti gli stanziamenti necessari a dare certezza a tutti i lavoratori forestali come dice il segretario della FLAI siciliana Salvatore Lo Balbo. La lotta dei braccianti forestali assume in questa fase della vita sociale e politica della regione valore emblematico per due motivi: in primo luogo perchè si tratta di lavoratori che hanno affidato finalmente la difesa dei loro diritti non alle raccomandazioni clientelari ma alla dialettica della contrattazione sindacale unitaria. In secondo luogo perchè si tratta di un settore al cui sviluppo è legata non solo la difesa del territorio e dell’ambiente ma anche la partecipazione della Sicilia allo sforzo che, sulla base degli accordi di Kyoto la comunità internazionale con eccezione dei governi degli Stati Uniti e dell’Australia, sta affrontando, per salvare il mondo dal disastro ambientale provocato da duecento anni di sviluppo industriale basato principalmente su energie non rinnovabili: carbone, petrolio, nucleare. Nell’ultimo convegno sul Piano Energetico Regionale, promosso dal CEPES in collaborazione con Legambiente, CGIL ed ARCI, Gianni Silvestrini ha ricordato che l’Italia sarà costretta a pagare nei prossimi 5 anni circa una decina di miliardi di euro per il fatto che le industrie e le centrali elettriche hanno aumentato del 13% rispetto al 1990 le emissioni di anidride carbonica. Sulla base del principio che chi inquina paga e chi promuove azioni di disinquinamento, tra cui figura il rimboschimento, riceverà un contributo pari alla quantità di tonnellate sottratte dall’atmosfera, i 100 mila ettari di nuovi boschi richiesti dalle organizzazioni sindacali e ambientaliste che hanno partecipato al convegno e l’utilizzazione delle biomasse prodotte dai boschi esistenti in piccole centrali vicine al luogo di produzione del materiale legnoso porterebbero ogni anno decine di milioni di euro di Certificati Verdi. Ma per fare questo la Sicilia avrebbe dovuto dotarsi già da una decina d’anni di un Piano Energetico Ambientale Regionale, come hanno fatto altre regioni del nostro paese, sulla base di leggi promosse dalla Comunità Europea e recepite dal governo italiano ma ignorate totalmente dal governo Cuffaro, che ha preferito non la via della programmazione degli sforzi ma la via del giorno per giorno, del sottogoverno e del consociativismo e dell’emergenza. Approvare il Piano Energetico Regionale significava tra l’altro per Cuffaro rinunciare alla doppia ghiotta carica di commissario per i rifiuti e per l’emergenza idrica.
I sindacati continueranno la lotta non solo per la piena realizzazione dell’accordo ma per andare con l’approvazione di un Piano Energetico Ambientale che in discontinuità con il passato rappresenta uno degli impegni fondamentali del programma che i cantieri dell’Unione per Rita Borsellino Presidente stanno affrontando in vista delle elezioni di fine maggio. Questo piano oltre a garantire il pieno impiego delle energie lavorative di tutti i forestali in atto al lavoro richiederà l’assunzione di altre migliaia di lavoratori. Un rimboschimento non visto a se stante ma legato allo sviluppo delle altre energie rinnovabili, alla piena utilizzazione delle dighe che in tanti anni di emergenza idrica amministrata da Cuffaro non riescono ad utilizzare neanche il 50% della loro potenzialità, ad un piano trasporti che privilegi i mezzi meno inquinanti, al riconoscimento del ruolo delle aziende agrienergetiche in modo che queste si inseriscano nella lotta per il cambiamento del modello energetico contribuendo a risolvere così anche i problemi di reddito che l’attuale crisi del protezionismo comunitario fa pesare su centinaia di migliaia di produttori specialmente cerealicoli. Per attuare questo programma occorre mandare a casa Cuffaro e i suoi e promuovere un governo alla cui testa ci sia una personalità che merita fiducia dei siciliani e soprattutto del mondo del lavoro. Non a caso Rita Borsellino, al congresso regionale della CGIL, ha richiesto ed ottenuto una tessera sindacale firmata dai tre esponenti della CGIL, della CISL e della UIL, confermando così il ruolo che il sindacato può svolgere come nucleo forte ed essenziale di un largo fronte che mette assieme forze della società civile, della sana imprenditoria, e della cultura ambientalista e pacifista per fare uscire la Sicilia dal separatismo e dall’isolamento in cui la politica delle forze che sostengono Cuffaro ha trascinato la nostra regione.
Nicolla Cipolla
Fonte: www.flai.sicilia.cgil.it
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