31 agosto 2017

STAGIONE CACCIA, PER L'ISPRA ANDREBBE RITARDATA. «LIMITAZIONI A CAUSA DELLA SICCITÀ E DEGLI INCENDI»


Simona Arena-31 Agosto 2017
Cronaca – L'Istituto superiore protezione ricerca ambientale ha inviato un parere alla Regione ravvisando una serie di problematiche che potrebbero minacciare la conservazione della fauna. Intanto Wwf, Legambiente e Lipu attendono il pronunciamento del Tar di Palermo sull'impugnativa del calendario venatorio


Troppo caldo e incendi, stop alla caccia. L'Istituto superiore protezione ricerca ambientale (Ispra) ha inviato un parere alla Regione secondo cui sono necessarie urgenti «limitazioni all’attività venatoria a causa della siccità e degli incendi». Ecco perché Wwf, Legambiente e Lipu hanno inviato una diffida all'Ars a Palermo chiedendo la sospensione. «Il parere sulle condizioni meteoclimatiche e la caccia è inequivocabile», spiegano le tre sigle ambientaliste. Le condizioni di caldo estremo che perdurano da mesi, aggravate da una drammatica espansione degli incendi comportano «una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie».

In Sicilia la caccia si aprirà sabato 2 settembre. La diffida è arrivata al presidente della Regione, Rosario Crocetta, all'assessore all'Agricoltura, Antonello Cracolici, e al collega all'Ambiente Maurizio Croce. Si chiede l'immediata «sospensione del calendario venatorio, in particolare per quanto riguarda l'imminente preapertura dei giorni 2, 3, 6, 9 e 10 settembre, al fine di verificarne la compatibilità con la situazione ambientale, climatica e ecologica».

Già ad agosto, con una precedente diffida, le associazioni avevano chiesto «una complessiva revisione e riformulazione del calendario». A giugno sempre l'Ispra aveva formulato un articolato parere preventivo, sul calendario, esprimendo diverse e rilevanti osservazioni critiche delle scelte dell'amministrazione regionale. Era stato chiesto di diminuire le specie cacciabili e di aprire la caccia solo da ottobre.

Adesso però, alla luce del nuovo parere, Wwf, Legambiente e Lipu ribadiscono la richiesta a Crocetta e Cracolici di «risposte serie e adeguate alla drammatica situazione della fauna». Gli animali sopravvissuti a siccità, calura e incendi hanno subìto un grave peggioramento delle condizioni fisiche mettendo a rischio il successo riproduttivo e aumentando la mortalità, a causa di una maggior vulnerabilità a malattie e predazione.

Le associazioni, infine, ricordano che la Regione ha già chiesto lo stato di calamità per l'emergenza incendi e sta predisponendo gli atti per riconoscere la drammatica situazione di crisi idrica e siccità che stanno danneggiando l'agricoltura, le piante e gli animali d'allevamento: «Chiunque dotato di buonsenso - concludono - non può negare, quindi, che la caccia sia assolutamente incompatibile con l'attuale contesto». Intanto, il 15 settembre il Tar di Palermo dovrà esprimersi sull'impugnativa del calendario venatorio, dopo che lunedì presidente del Tribunale ha respinto la richiesta di decreto cautelare per l'urgente sospensione della preapertura della stagione di caccia.

Fonte: meridionews.it





TRA LE FIAMME. IL RACCONTO DI CHI HA RISCHIATO LA VITA

di Antonino Lomonaco (nella foto)
Quel giorno prendemmo servizio alle tredici e trenta. Vi era una temperatura ambientale di quarantacinque gradi. Subito fummo mandati su di un grosso incendio che si inerpicava sui fianchi nord dell'Etna, nel territorio di Castiglione. Quando arrivammo, l'incendio aveva da poco oltrepassato la strada denominata "Quota mille". Vi era un vento apparentemente costante, verso ovest, poco forte e regolare, che lo spingeva verso il terreno bruciato di un precedente incendio. Bastava riuscire a gestire con l’acqua il fianco est e la testa dell’incendio, in modo da non far sfuggire, soprattutto quest’ultima, da quella direzione presa, per riportare tutto ad una condizione favorevole. Scorgemmo una stradina che s'inerpicava, distanziata una trentina di metri, a est dell' incendio, e su cui, pensammo, si potesse salire con un mezzo ad acqua per intervenire poi con le manichette. Io ed il mio compagno di squadra ci inerpicammo per visionare la strada, dovevamo accertarci che fosse percorribile e, soprattutto, che si potesse, all'occorrenza, invertire agevolmente la direzione di marcia. Ci eravamo distanziati solo qualche decina di metri dagli altri, quando ci accorgemmo di una repentina, quanto inaspettata, fiammata alle nostre spalle, spinta da un vento improvviso e contrario a quello che vi era stato sino ad allora. Una fiammata dovuta, forse, a qualche improbabile favilla o ad un innesco nascosto che si era attivato proprio in quel momento. Fatto sta che la fiammata si allargò con un vigore inusuale ed inaudito, attraversando, da est ad ovest la stradina che stavamo percorrendo in salita, tagliandoci la strada e ponendoci in un serio, e del tutto inatteso, pericolo con un incendio al di sotto di noi. Proprio in quel momento ci trovavamo in uno slargo della stradina, dovuto all'entrata e all'uscita di una proprietà abbandonata da qualche anno, una proprietà coltivata ad ulivi. In quel momento stavo proprio guardando le piante alte pochi metri lasciate all'incuria e rinsecchite, il terreno pieno di sterpaglie e foglie secche, il cancello di filo spinato che saliva, poi, a percorrere il perimetro della proprietà, la quale era invasa, ed ormai circondata, dai fitti ed alti cespugli di ginestre che predominavano quell'area rinselvatichita. Il mio compagno capì l'estremo pericolo che stavamo correndo e mi gridò di scavalcare il filo spinato per cercare riparo, ed una via di fuga, in quell'uliveto. Mi sembrò, istintivamente, l'ultima cosa da fare: vi era un rischio di rimanere impigliati col filo spinato mentre il fuoco andava proprio in quella direzione ed, in quella proprietà, non si scorgevano stradine o altre vie di uscita. Era un azzardo potenzialmente letale. Valutai, invece, che lo slargo in cui ci trovavamo poteva essere un sufficiente riparo, almeno finchè si attenuasse l'impeto di quelle prime fiammate, cosicchè, al momento opportuno, slanciarci di corsa per la stradina, adesso invasa dalle fiamme ma da cui eravamo venuti. Cercai di calmarlo ma già si era inerpicato sul filo spinato, scavalcandolo, e scomparendo alla mia vista. Temetti per lui. Ciononostante, appena mi rigirai a guardare l'evoluzione delle fiamme capii che dovevo temere anche per me! Solitamente, quando le temperature sono più fresche, a quelle prime fiammate furiose, vi è una certa dispersione di calore che attenua un po' l'impeto delle fiamme. Evidentemente, i quarantacinque gradi di quella giornata non aiutavano affatto la dispersione del calore che mi aspettavo, ma anzi lo concentravano e lo accentuavano. Così l'impeto delle fiamme continuava e se qualche istante prima andava da ovest verso est, adesso si stava concentrando in direzione nord-sud, ovvero proprio verso di me! Vi fu una ulteriore fiammata che mi fece capire di abbassare immediatamente la visiera del casco, vidi l'aria attorno a me diventare incandescente. Ebbi chiara consapevolezza di trovarmi in una condizione analoga ai miei sfortunati compagni nel "93. Proprio in quel momento vidi formarsi, alla mia sinistra, a pochi metri da me un mulinello di fuoco, alto tre, quattro metri, girare vorticosamente come una trottola incandescente e pazza. Ogni cosa iniziava a prender fuoco. Per qualche secondo rimasi affascinato da quel fenomeno straordinario, ma incominciai a sentire dolore per il forte calore. Non serviva nient’altro a farmi capire che dovevo scattare immediatamente in una corsa non più rimandabile verso la stradina ancora invasa dalle fiamme, ma oltre cui vi era la salvezza! Nella corsa fra le fiamme ricordo il dolore ai gomiti, al collo e alle punte delle orecchie, un dolore che avrebbe voluto sfogarsi in movimenti inconsulti come ad allontanare i morsi di bestie feroci che mi laceravano le carni. Eppure sentii anche le gambe, libere, vigorose, che balzavano regolari verso il basso, verso la salvezza. Pensai: Si può fare! Ce la faccio! Non ha importanza il dolore! 

D'un tratto, in quel tempo senza tempo, in cui muove l'emozione dell'emergenza, il rosso dell'aria si tramutò in fumo denso, sentì quel calore spaventoso diminuire, le bestie lasciare la presa delle carni. Rividi le figure dei miei compagni, le loro grida di bestemmie e contentezza nel rivedermi. Mi chiesero di Peppe. Già! Peppe!... Il mio ottimismo mi fece ricordare di non aver sentito strazii, lo chiamai fiducioso, lo chiamammo, gridammo... Rispose incolume. Fortunato come me: aveva trovato una via d’uscita! Eravamo vivi!

Vivi! Così come non lo è chi appicca un incendio, chi sporca il pianeta con la sua sporcizia esistenziale, chi vive per la morte: il danaro come fine, lo squallore come stile... 

Noi siamo di un’altra razza!


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PISTOIA. INCENDI, DENUNCIATA PIROMANE: È UN'IMPRENDITRICE DEL SETTORE VIVAISTICO

 
Vigili del fuoco

E' accusata di avere appiccato le fiamme in ben sette occasioni nel solo mese di agosto

Pistoia, 31 agosto 2017 -  Incendi: denunciata una donna di 50 anni. La donna, imprenditrice nel settore vivaistico, è  stata denunciata dai carabinieri per incendio boschivo aggravato e continuato. E' accusata di avere appiccato le fiamme in ben sette occasioni nel solo mese di agosto.
I roghi hanno avuto conseguenze limitate grazie al tempestivo intervento di vigili del fuoco e forze dell'ordine. Gli episodi, avvenuti fra il 13 e il 25 agosto, hanno interessato per cinque volte la zona boschiva di Gugliano, in un'occasione la macchia adiacente via Sciabolino e in un'altra la sterpaglia via Gore e Barbatole nelle vicinanze di un deposito di gas di varie tipologie. In tutti i casi le fiamme, se si fossero estese avrebbero potuto creare un concreto pericolo per le varie abitazioni isolate e i loro abitanti, che si trovano nelle zone interessate. Non sono chiare le motivazioni alla base di questi gesti.

Fonte: www.lanazione.it




I FORESTALI TROVANO IL LATTE D'ASINA PER UNA NEONATA. GUARINO: «MASTICANO TUTTO, CON LORO MENO INCENDI»


Manlio Melluso 30 Agosto 2017
Cronaca – Il latte d'asina è considerato il più vicino a quello della donna. È molto nutriente perché contiene più lattosio e meno materie grasse dello stesso alimento prelevato dalla mucca

Quella che si è svolta tra Piana degli Albanesi e Castellammare del Golfo è una storia a lieto fine con protagonisti gli uomini del Corpo forestale. Questi ultimi, infatti, sono riusciti a rintracciare nel comune del Palermitano la persona che avrebbe potuto rendere disponibile il prodotto alimentare che serviva a una neonata che si trovava, invece, nel paese della provincia di Trapani. Il latte d'asina è considerato, infatti, il più vicino a quello della donna. È molto nutriente perché contiene più lattosio e meno materie grasse del latte di mucca.

«Felicità e orgoglio Forestale - ha scritto su facebook Gaetano Guarino, funzionario del Corpo Forestale - Riuscire a trovare velocemente, grazie ai miei colleghi dell'Antincendio di Piana, il latte di asina per una bambina che ne ha urgente bisogno». La neonata aveva necessità del latte in questione, la madre si è dunque messa alla ricerca, contattando le persone che pensava che le avrebbero potuto dare una mano. Tra queste lo stesso Guarino, che a sua volta si è impegnato contattando anche su facebook chi riteneva potesse essere utile allo scopo. Finalmente da Piana degli Albanesi è arrivata la buona notizia, con i forestali dell'Antincendio che sono riusciti a fare avere alla donna il latte d'asina per la propria bambina. 

«Finalmente si rende giustizia agli asini, animali tanto bistrattati - dice Guarino - e invece tutt'altro che stupidi e inoltre utilissimi, non soltanto per la produzione del prezioso latte. Se la Regione siciliana si dotasse di mille asini, per esempio, probabilmente, ci sarebbero decisamente meno incendi nell'isola. Gli asini, infatti - spiega - masticano qualunque cosa, anche quelle erbacce e sterpaglie che alimentano i roghi».

Fonte: palermo.meridionews.it




30 AGOSTO, BILANCIO INCENDI: 41 INTERVENTI AEREI, 6 DALLA SICILIA


31 Agosto 2017
Prosegue l’impegno straordinario degli equipaggi di Canadair ed elicotteri della flotta aerea dello Stato coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile a supporto delle operazioni svolte dalle squadre di terra e dei mezzi aerei regionali. Gia’ dal 28 agosto, in considerazione dell’eccezionalita’ della stagione, ai velivoli italiani si sono affiancati due Canadair francesi, attivati da Bruxelles su richiesta del Governo italiano nell’ambito del Meccanismo Europeo di Protezione civile, mentre da oggi sono operativi anche due Canadair arrivati dal Marocco.

All’inizio dell’estate, i velivoli francesi e marocchini, assieme a quelli italiani, erano intervenuti per concorrere allo spegnimento dei vasti incendi che stavano interessando il Portogallo. Al momento sono 41 le richieste di intervento aereo ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento: 13 dal Lazio, 8 dalla Campania, 6 dalla Sicilia, 5 dall’Abruzzo, 3 dalla Calabria, 2 rispettivamente da Emilia Romagna e Toscana, una ciascuna da Marche e Basilicata.

L’impegno dei mezzi dispiegati – 12 Canadair e 3 elicotteri del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, a cui si aggiunge 1 elicottero della Difesa – e’ concentrato per ora, d’intesa con le regioni, sulle situazioni piu’ critiche. In particolare, i Canadair francesi e marocchini a supporto della flotta nazionale hanno operato, in formazione con i mezzi italiani, tra Lazio e Abruzzo. L’intenso lavoro svolto dai piloti dei mezzi aerei ha permesso di mettere sotto controllo o spegnere, finora, 11 roghi. (ITALPRESS)

Fonte: siciliainformazioni.com



INCENDIO VICINO CASA: CHI RISARCISCE?


L’AUTORE: Mariano Acquaviva - 30 Agosto 2017

Deve corrispondere il risarcimento del danno chi era tenuto alla custodia del bene che è andato in fiamme, a meno che non dimostri il caso fortuito.

L’estate non è solo la stagione del sole e del mare, ma anche quella in cui siccità e incendi boschivi flagellano l’Italia da nord a sud, con conseguenze disastrose in molte Regioni. Questi episodi offrono lo spunto per affrontare un argomento delicato e giuridicamente importante come la responsabilità nel caso di incendio che si propaghi tanto da danneggiare le proprietà limitrofe. Chi risarcisce in caso di incendio vicino casa? Per rispondere al quesito occorre introdurre la giusta cornice giuridica.


Indice



La responsabilità nel codice civile

La legge obbliga al risarcimento colui che, intenzionalmente o soltanto per colpa, cagiona ad altri un danno ingiusto [1]. Trattasi di un principio di massima ampiamente riconosciuto in ogni ordinamento giuridico: chi ha cagionato il danno, paghi. Per ottenere il risarcimento, il povero danneggiato dovrà dimostrare: il danno patito, il nesso causale (cioè, in parole povere, il legame) tra la condotta del danneggiante e il danneggiamento, la colpevolezza dell’autore del fatto lesivo. Tale forma di responsabilità (denominata extracontrattuale perché non deriva da vincoli di natura negoziale) si prescrive in cinque anni: ciò significa che, se si ha interesse ad ottenere il risarcimento, non bisogna lasciar trascorrere, dal momento del fatto a quello in cui si agisce, più di cinque anni.

Affinché chi ha causato il danno venga costretto a pagare il risarcimento, occorre che sia dimostrata la sua colpevolezza. Cosa significa? La colpevolezza rappresenta l’aspetto soggettivo dell’evento o, potremmo dire, psicologico. Se Tizio rompe un prezioso vaso Ming urtandolo col braccio e facendolo rovinare al suolo, egli potrà aver commesso il fatto: colposamente, se cioè non aveva intenzione di commettere il fatto, eppure è accaduto perché è stato imprudente, incauto o negligente; dolosamente, se aveva la precisa intenzione di distruggere il prezioso cimelio. Colpa e dolo, dunque, rappresentano le due categorie della colpevolezza. Per il codice civile è indifferente che il danno sia cagionato volontariamente o meno: il danneggiante sarà comunque costretto a pagare il risarcimento.


Il danno cagionato da cose in custodia

La legge prevede delle eccezioni alla regola generale appena esposta: infatti, l’ordinamento contempla dei casi in cui si risponde del danno altrui anche quando non lo si è voluto o non si è violata nessuna regola di condotta (cioè, non si è stati imprudenti, negligenti o inesperti). Secondo il codice civile, ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito [2]. La funzione della norma è quella di imputare la responsabilità a chi si trova nelle condizioni di controllare i rischi inerenti all’oggetto custodito. Si badi che per custodia non deve intendersi soltanto quel rapporto derivante da un contratto specifico (ad esempio, dal contratto di deposito, con cui una parte si impegna a custodire una determinata cosa e poi a restituirla a chi gliel’ha consegnata), bensì quel rapporto di fatto che sussiste tra un bene e chi ne dispone al momento del’evento. Si consideri questo esempio: Tizio presta l’auto a Caio, il quale la parcheggia in salita dimenticando il freno a mano; responsabile dei danni cagionati dallo spostamento dell’auto sarà Caio che, pur non essendone il proprietario, aveva la custodia del veicolo, cioè era nelle condizioni di poter impedire il danno. Altro elemento fondamentale della fattispecie è che vi sia una relazione diretta tra la cosa in custodia e l’evento dannoso, intesa nel senso che la prima abbia prodotto direttamente il secondo e non abbia, invece, costituito lo strumento mediante il quale il soggetto ha causato il danno con la sua condotta [3]. Tra le cose che possono essere oggetto di custodia rientrano senza dubbio le case, le strade, le automobili, le foreste; custodi possono essere non solo le persone fisiche, ma anche le persone giuridiche (ad esempio, le società) e gli enti pubblici.

Quando il danno è cagionato da una cosa di cui si aveva la custodia, il danneggiante potrà dimostrare la sua incolpevolezza solamente provando il caso fortuito. Per caso fortuito si intende un evento assolutamente imprevedibile ed inevitabile proveniente da un elemento esterno alla propria volontà. In altre parole, il custode della cosa che ha cagionato il danno dovrà dimostrare che il danno è avvenuto per un fatto totalmente estraneo alla sua volontà (ad esempio, continuando l’esempio di prima, una violenta tromba d’aria ha sollevato l’automobile e l’ha schiantata contro la vetrina di un negozio). Solo così potrà evitare di pagare il risarcimento. Quest’ultima affermazione, però, merita un approfondimento.


Incendio di una proprietà privata

Quanto finora detto è la necessaria premessa per capire cosa avvenga e chi sia il responsabile nel caso in cui un bene giuridico (auto, casa, motorino, ma anche la propria salute) venga danneggiato dalle fiamme propagatesi dall’incendio divampato nella proprietà altrui. Si immagini una combustione che, deflagrata in un appartamento, si propaghi in quello adiacente. Chi risarcirà il danno? Ebbene, la norma da applicarsi è quella sopra indicata inerente alle cose in custodia: responsabile è il proprietario dell’immobile da cui è divampato l’incendio, a meno che non dimostri il caso fortuito, cioè che le fiamme derivano da un evento del tutto eccezionale ed imprevedibile. Può rientrare in questa categoria il fatto del terzo: si pensi ad un incendio cagionato da un piromane. In questo caso non vi sono dubbi che a rispondere civilmente (oltre che penalmente) sarà il delinquente, non la vittima del suo barbaro gesto. Non scusa, invece, l’incendio divampato dall’esplosione di una bombola a gas: in tal caso, era obbligo del proprietario dell’appartamento controllare che il suo impianto fosse a norma.


Incendio boschivo

Gli eventi naturali, come le alluvioni, le frane, gli allagamenti e gli incendi, possono integrare, purché imprevedibili ed inevitabili, il caso fortuito. La loro eccezionalità, tuttavia, va valutata insieme al comportamento concreto del custode: questi è tenuto ad adottare tutte le misure precauzionali che, in relazione allo cosa, alle sue qualità e alle circostanze del caso concreto, appaiono normalmente idonee a tutelare i terzi da eventuali danni. Di conseguenza, qualora dalla cosa in custodia divampi un incendio, il custode sarà chiamato a risponderne, a meno che non fornisca la prova del fortuito. Il fatto del terzo che abbia appiccato il fuoco varrà quale prova liberatoria ogniqualvolta il custode dimostri di non essersi trovato nella condizioni di impedire, con una condotta diligente adeguata alle circostanze concrete, l’evento. Così, a titolo esemplificativo, la Corte di Cassazione ha ritenuto responsabile il proprietario per i danni arrecati dall’incendio originato nel suo fondo e diffusosi a quello limitrofo [4].

Altra ipotesi è quella del danno alla propria abitazione (ma si ripete, potrebbe trattarsi di qualsiasi bene giuridico) derivante dall’incendio di un vicino bosco. Secondo il codice civile I boschi e le foreste, quando appartengono allo Stato o alle Regioni, fanno parte del patrimonio indisponibile, rispettivamente, dello Stato o delle Regioni [5]; invece, i boschi e le foreste, quando appartengono ai Comuni, fanno parte del loro patrimonio disponibile. Ora, sorvolando sulla disciplina giuridica dei demanio pubblico e del patrimonio indisponibile, anche in questo caso si applicherà la norma sulla responsabilità delle cose in custodia. Quindi, la responsabilità per l’incendio divampato in un bosco sarà attribuibile all’ente che ne è titolare (ad esempio la Regione), a meno che non dimostri l’assoluta imprevedibilità dell’evento. Si capisce che, soprattutto nei periodi estivi, le condizioni climatiche non potranno essere addotte quale caso fortuito, in quanto la siccità è evento tutt’altro che imprevedibile in estate. Diversamente può accadere nel caso di incendio dolosamente appiccato: vale qui quanto detto sopra, in considerazione anche del fatto che l’incendio boschivo costituisce reato [6]. Si ricordi che molte Regioni mettono a disposizione delle vittime degli incendi fondi appositamente stanziati per tali calamità, risorse volte a ristorare il cittadino anche nel caso di incendio doloso.

La giurisprudenza, a proposito di boschi non appartenenti ad enti pubblici, ha riconosciuto la responsabilità del proprietario di un bosco per i danni cagionati da un incendio sviluppatosi al suo interno [7]. Un discutibile orientamento, frequente soprattutto nella giurisprudenza di merito meno recente, ha stabilito che l’accertamento della natura dolosa dell’incendio non è, di per sé, sufficiente a sollevare da responsabilità il custode, qualora il relativo procedimento penale sia stato archiviato perché i responsabili sono rimasti ignoti [8]. Per fortuna, la Corte di Cassazione non ha sposato tale convincimento, preferendo assolvere il custode, anche in mancanza di identificazione del responsabile, quando sia raggiunta la prova dell’intervento doloso di un terzo [9].


In particolare: l’incendio doloso

Si è detto che, di norma, l’incendio appiccato da terzi è elemento idoneo ad integrare il cosiddetto caso fortuito in quanto elemento esterno alla volontà del custode. Questa regola, però, non è sempre valida. Si è ricordato che il caso fortuito è un evento eccezionale ed imprevedibile: ebbene, può essere definito imprevedibile il rogo causato da un piromane in un’area boschiva soggetta ad incendi naturali oppure a condotte criminose di questo tipo? In questi casi non può senz’altro dirsi che l’incendio sia un evento imprevedibile o eccezionale e, pertanto, dovrà ravvisarsi comunque la responsabilità del custode. È chiaro che ogni circostanza è irripetibile e merita una valutazione ad hoc: ad esempio, l’incendio doloso appiccato ad una proprietà “chiusa” (un’abitazione, un’automobile) o difficilmente raggiungibile (perché delimitata o protetta) scagionerà il custode molto più facilmente rispetto ad una proprietà “aperta” (bosco o foresta) o comunque facilmente accessibile (il custode di un capannone contenente materiale infiammabile e lasciato aperto difficilmente potrà dire che il fatto del terzo costituisca caso fortuito). Molto dipende, quindi, anche dal comportamento prudente effettivamente tenuto dal custode.


La pericolosità della cosa

Un altro aspetto da valutare e da porre sul piatto della bilancia della responsabilità custodiale è la pericolosità intrinseca della cosa custodita. Il carattere della pericolosità, sebbene non prevista dal codice civile, rileva ai fini della prova liberatoria, incorrendo il custode in maggiori difficoltà nella dimostrazione del caso fortuito, dal momento che la pericolosità dell’oggetto implica necessariamente una maggiore prevedibilità delle possibili ripercussioni negative che possono principiare dalla stessa. Ad esempio, la Corte di Cassazione ha condannato l’Ente regionale per lo sviluppo agricolo per aver lasciato incustodito e senza tappo un recipiente contenente acido solforico in un luogo di transito, obbligandolo a risarcire i danni patiti da un passante che vi era inciampato, sulla considerazione della prevedibilità di un simile accadimento [10]. Perché il caso fortuito valga a liberare il custode, quindi, occorre verificare il suo grado di diligenza in riferimento soprattutto all’adozione di tutte le misure idonee ad evitare il danno.


note

[1] Art. 2043 cod. civ.
[2] Art. 2051 cod. civ.
[3] Cass., sent. n. 11275/2005 del 27.05.2005.
[4] Cass., sent. n. 2962/2011 del 07.02.2011.
[5] Art. 826 cod. civ.
[6] Art. 423-bis cod. pen.
[7] Cass., sent. N. 981/1964 del 23.04.1964.
[8] Tribunale Venezia, 05.01.2001.
[9] Cass., 15.2.1982, n. 365.
[10] Cass., sent. N. 6616/2000 del 22.05.2000. 

Fonte: www.laleggepertutti.it





PUBBLICO IMPIEGO E VISITE FISCALI: PIÙ CONTROLLI PER ASSENZE VICINE AI FESTIVI


LA RIFORMA DELLA P.A.

30 Agosto 2017
ROMA. Stretta in arrivo per i furbetti del termometro: dal primo settembre cambia il sistema dei controlli sulle assenze per malattia dei dipendenti pubblici con la creazione del Polo unico per le visite mediche di controllo. Non saranno più quindi le Asl a fare le visite di controllo d’ufficio sui lavoratori pubblici.

L’Inps estenderà la sua competenza sui pubblici facendo le visite non solo su richiesta del datore di lavoro come ora, ma anche d’ufficio, così come già avviene per i lavoratori privati.

Ecco in sintesi come funzionerà il nuovo sistema di controllo sulle malattie:

VISITE MIRATE
L’Inps riceve telematicamente tutti i certificati di malattia e un sofisticato sistema le elabora e sceglie gli eventi più probabilmente passibili di riduzione di prognosi. Ci si concentra nei giorni nei quali le assenze sono mediamente più elevate come quelli vicini al fine settimana e ai giorni festivi ma si guarda anche alle storie personali dei lavoratori in malattia. Se il computer dà luce rossa si cerca di mandare la visita fiscale.

VISITE A RIPETIZIONE
Si può controllare più volte la stessa persona, anche nella stessa giornata. Il sistema prevede la possibilità di visite a ripetizione e quindi il lavoratore malato deve restare a casa nelle fasce di reperibilità anche se è già stato controllato. La doppia visita è altamente improbabile, viste le risorse che ci sono, ma possibile.

CIRCA UNA POSSIBILITÀ SU 20 DI ESSERE CONTROLLATI
Nel privato nel 2015 sono stati effettuati circa 600.000 controlli su 12 milioni di certificati di malattia presentati (il 5%). Per il pubblico si punta a superare a regime questa percentuale e di andare quindi oltre le 300.000 visite su circa 6 milioni di certificati presentati. L’obiettivo da raggiungere nei prossimi anni è di 500.000 controlli, come annunciato dal presidente Inps, Tito Boeri, nella sua relazione annuale. Le giornate di assenza nel pubblico sono in media 11 l’anno a dipendente a fronte delle 5 per dipendente nel privato, ma per la P.A c'è anche una differenza rilevante tra regioni (9,8 giorni nel Nord Est, 13 nelle Isole).

FASCE DI REPERIBILITÀ
Non è ancora stato varato il decreto sulle fasce di reperibilità ma l’Inps auspica che si uniformino tra pubblico e privato a sette ore al giorno. Al momento le fasce sono per il pubblico di sette ore (9-13 e 15-18) mentre per il privato sono di 4 ore (10-12 e 17-19).

ESCLUSE POLIZIA, FORZE ARMATE E VIGILI DEL FUOCO
Nel complesso sono meno di tre milioni i lavoratori pubblici coinvolti dalle nuove regole. Sono infatti escluse le forze armate, le forze di polizia e quelle dei vigili del fuoco.

© Riproduzione riservata

Fonte: gds.it




PENSIONI, IL PIANO GIOVANI: ASSEGNO MINIMO DA 650 EURO


30 Agosto 2017
Pensioni, governo e sindacati al lavoro. Sul tavolo c'è l'ipotesi di una riduzione della soglia del trattamento pensionistico minimo maturato per i giovani. E' quanto emerge dall'incontro durato circa 3 ore al ministero del Lavoro. Ovvero, si sta pensando di garantire un assegno di circa 650 euro nel caso in cui i contributi versati non abbiano raggiunto un livello tale da garantire la cifra. E questo attraverso un meccanismo di garanzia che consenta la percezione di un trattamento minimo, ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota dell'assegno sociale.

"Abbiamo registrato una disponibilità del governo ad affrontare i temi legati alla prospettiva previdenziale per i giovani e alla previdenza complementare", sottolinea il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. In particolare è stato evidenziato come "la base di una pensione adeguata non possa essere 1,5 volte l'assegno sociale (pari a 448,07 euro per tredici mensilità, ndr) ma che appunto la soglia vada rivista al ribasso", soprattutto per chi ha una carriera discontinua o carente a livello delle retribuzioni. Si parla di 1,2 volte l'assegno sociale; quindi, circa 540 euro. 

MECCANISMO DI GARANZIA - E dal governo, rileva anche il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, "ci è stato prospettato un intervento volto ad aumentare le possibilità di pensionamento dei lavoratori più giovani con pensioni esclusivamente contributive riducendo la soglia del trattamento pensionistico minimo maturato (da 1,5 a 1,2 volte l'assegno sociale) necessario per l'accesso alla pensione con 66 anni e 7 mesi e proponendo anche un meccanismo di garanzia che consenta la percezione di un trattamento minimo ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota dell'assegno sociale". 

ASPETTATIVA DI VITA - È però necessario, sostiene ancora il sindacalista, "rimuovere anche il vincolo che lega la possibilità di pensionamento nel contributivo a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia di importo minimo della pensione pari a 2,8 volte il valore del l'assegno sociale ed eliminare l'aggancio dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita, perché nel sistema contributivo i lavoratori vengono doppiamente penalizzati dato che l'aspettativa di vita incide sia sull'aumento dei requisiti pensionistici, sia sul calcolo della pensione attraverso la riduzione periodica dei coefficienti di trasformazione". 

ASSEGNO SOCIALE - "Siamo parzialmente soddisfatti" dall'incontro con il Governo, sottolinea anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. "C'è stato questo sforzo da parte del ministero di individuare la possibilità di un nuovo meccanismo che riguarda i coefficienti portandolo da 1,5 a 1,2 volte il valore dell'assegno sociale e eventualmente anche quello del 2,8 ma riteniamo che sia necessario arrivare ad una soluzione entro il mese di settembre anche perché ad ottobre sarà presentata la finanziaria al Parlamento", aggiunge Barbagallo. 

METODO CONTRIBUTIVO - Oggi, rileva ancora Petriccioli, "sono arrivate alcune ipotesi di soluzione da parte del Governo per migliorare l'accesso alla pensione dei giovani che avranno pensioni interamente calcolate col metodo contributivo ed alcune aperture per il rilancio della adesioni alla previdenza complementare e per la parificazione della tassazione delle prestazioni dei lavoratori pubblici al livello di quella dei privati. Sono ipotesi positive ma ancora non sufficienti per tenere insieme, secondo lo spirito dell'intesa del 28 settembre 2016, il necessario ripristino delle condizioni di flessibilità nell'accesso al pensionamento con il tema dell'adeguatezza dei trattamenti pensionistici". 

POLETTI - L'incontro al ministero si è svolto "in un clima positivo. E' stato un lavoro utile e c'è un impegno a continuare il confronto" ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, evidenziando come gli incontri continueranno la settimana prossima. Sono già in agenda incontri il 5 sulle tematiche del lavoro, il 7 e il 13 settembre prossimo sui temi pensionistici. 

ALTRI INCONTRI - La discussione di oggi, rileva Poletti, "si è sviluppata sui temi previsti dalla fase 2 del confronto tra governo e sindacati. Sono state affrontate le problematiche legate ai giovani e in particolare alle carriere discontinue e al tema della previdenza complementare. E' stata sviluppata una proposta e la discussione continuerà nei prossimi giorni". 

CARRIERE DISCONTINUE - Una proposta, spiega, "che punta ad arrivare a costruire un percorso per i giovani che hanno carriere discontinue. Ci sono alcune opzioni in campo del tipo assistenziale e previdenziale per far fronte a questa situazione. Il tema è ancora aperto a discussione". I sindacati, rileva Poletti, "hanno sottolineato la volontà di affrontare la questione dell'aspettativa di vita e noi abbiamo confermato la posizione del Governo su questo tema: il tema potrà essere discusso dal momento in cui l'Istat darà il quadro della situazione". 

Fonte: www.adnkronos.com




30 agosto 2017

GESTIONE RISCHI IDROGEOLOGICI, “ANOMALIE NELLE ASSUNZIONI, FOTI (M5S) CHIEDE VERIFICHE


30 Agosto 2017

M5S: Anomale assunzioni all’ufficio del Commissario straordinario delegato per l’attuazione degli interventi per la mitigazione dei rischi idrogeologici nella Regione Sicilia.  La deputata Foti: “Alcuni dei soggetti incaricati sembra rivestano il ruolo di assessore comunale, di capogruppo comunale del Megafono, collaboratori della segreteria particolare di deputati regionali e consulenti di assessorati regionali”.

“Sono numerose le segnalazioni che denunciano anomalie nell’assunzione di alcuni dei collaboratori dell’ufficio del Commissario straordinario delegato per l’attuazione degli interventi per la mitigazione dei rischi idrogeologici nella Regione Sicilia”. Così la deputata a Palazzo dei Normanni del Movimento 5 Stelle Angela Foti chiede chiarimenti urgenti al presidente della Regione, al Dirigente del dipartimento della Protezione civile e al delegato alle funzioni di Commissario straordinario per l’attuazione degli interventi per la mitigazione dei rischi idrogeologici.

“Alcuni dei curricula – spiega la deputata 5 Stelle – pare non corrispondano ai requisiti previsti dall’avviso, mentre ancora più strano appare il fatto che alcuni dei soggetti incaricati sembra rivestano il ruolo di assessore comunale, di capogruppo comunale del Megafono, collaboratori della segreteria particolare di deputati regionali e consulenti di assessorati regionali”. Tra i 20 collaboratori “altamente specializzati”, assunti per la durata di 3 anni, figurano tre geologi, sette ingegneri, di cui uno con la laurea triennale, tre laureati in Giurisprudenza, in Scienze internazionali e Diplomatiche, geometri, un soggetto in possesso di maturità scientifica e uno con la maturità classica, quest’ultimo in servizio presso l’ufficio di diretta collaborazione dell’assessore regionale Territorio e ambiente Croce. “Mentre l’avviso, – scrive nella nota la parlamentare –  richiede almeno un diploma di secondo grado ad indirizzo tecnico–professionale”. “Per ciò che riguarda l’’esperienza’, invece, – continua Foti – a parte i soggetti che già avevano prestato servizio negli anni precedenti presso la struttura commissariale, molti ne sono carenti”.

“Molto probabilmente, – conclude Foti – tra i curricula esaminati e scartati, erano presenti competenze più qualificate e più consone ai profili professionali e requisiti richiesti nell’avviso”; la deputata del M5S chiede quindi vengano fornite delucidazioni in merito alle anomalie segnalate, anche per scongiurare possibili ricorsi giurisdizionali da parte di chi, in possesso di migliori requisiti, è stato escluso.

Fonte: siciliainformazioni.com





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DAL FOGLIO. MUSUMECI, L'ONESTO CAPOPOPOLO. LA DESTRA SENZA FELPA E RUSPA


di Salvatore Merlo
Forse anche i sondaggi, che premiano il politico catanese, hanno convinto Berlusconi.

Roma. E forse sono stati anche i sondaggi alla fine a convincere Silvio Berlusconi a sostenere la candidatura di Nello Musumeci, dunque i numeri e le percentuali che il Cavaliere continua ad annusare quasi ogni settimana, come ai tempi d’oro, perché le elezioni siciliane, che si terranno tra ottobre e novembre, sono il preludio delle politiche per le quali Berlusconi si sta preparando da mesi, sottoponendosi a cure dimagranti e disintossicanti, tisane e sedute di cyclette, come fossero una gara olimpica, una maratona, un salto con l’asta: “Trovatemi una casa a Palermo”, ha ripetuto ai suoi collaboratori, “voglio girare casa per casa, paese per paese, città per città”. Vuole dare una mano, vuole vincere, il Cavaliere, adesso accanto all’onesto capopopolo con il pizzetto, Musumeci. 

Berlusconi vuole vincere accanto all’ex bancario cresciuto nel Msi, l’uomo delle preferenze record, l’ex presidente della provincia di Catania che non voleva tutori capaci di metterlo sotto tutela, e che infatti non piace a Totò Cuffaro e nemmeno troppo a Saverio Romano, due che però in Sicilia i voti li hanno ancora. Lui che ha ottenuto questa candidatura unitaria alla presidenza della regione non come si prende il dono di un padre, ma come si scippa un tozzo di pane a un estraneo. “Andare oggi da Berlusconi ad autoperorare la mia causa sarebbe una grave incoerenza. Io ho proposto le primarie del centrodestra e mi sono battuto per celebrarle come bagno di democrazia. Adesso non posso andare ad Arcore a cercarmi la raccomandazione per farmi candidare dall’alto”, aveva detto a Giuseppe Alberto Falci, qualche settimana fa. Parole che avevano infastidito Berlusconi, che avevano per un attimo rallentato l’ineluttabilità di un accordo che stava nella logica politica, come alla fine aveva compreso anche Gianfranco Micciché, cioè nell’idea galvanizzante del rilancio e della rivincita, una convergenza che era nell’aria da almeno una settimana, pur tra incomprensioni, piccole gaffe, tentennamenti e pericolosi malintesi, come l’idea che Musumeci – il quale gode di un prestigio e di una forza personali in Sicilia – fosse il “sovranista”, l’immoderato, una specie di pupo mosso da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, loro che al contrario di Musumeci nell’isola non raccolgono granché, e già avevano pasticciato pericolosamente a Palermo, con la candidatura per così dire “gogoliana” di Ismaele La Vardera, un giovane collaboratore delle “Iene” di Italia Uno che dopo aver corso per diventare sindaco di Palermo ha rivelato la beffa: “Ho registrato in video tutti gli incontri, le profferte, gli inghippi, e ci farò un film”. Una capolavoro surreale. 

Al contrario, con Musumeci, uomo di destra classica che si muove da circa trent’anni nelle istituzioni e che mai indosserebbe una felpa o invocherebbe una ruspa, in Sicilia, adesso, il centrodestra unito sembra poter battere il Movimento cinque stelle, almeno secondo i sondaggi, potrebbe cioè sconfiggere la forza fino a ieri data per favoritissima con Giancarlo Cancelleri, il candidato di Grillo che ha già cominciato da un mese la campagna elettorale, assieme a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Musumeci vincerebbe infatti con il 40,5 per cento contro il 31 per cento del M5s, secondo Lorien Consulting. Mentre il centrosinistra si ferma tra il 17 e il 18. E ripetendosi sempre uguale a se stesso, con i suoi guasti, i suoi tic e le sue impasse, il centrosinistra, che non sa gestire nemmeno l’ingombrante figura di Rosario Crocetta, il presidente uscente che vorrebbe ricandidarsi, registra anche la separazione del Pd – con il suo candidato Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo – dal partito di Pier Luigi Bersani, Mdp, che invece candiderà Claudio Fava. 

E allora eccolo Nello Musumeci, il bancario ex di An che litigò con Gianfranco Fini e si fece promotore di una insurrezione isolana, di una scissione sicula della destra, lui che dice di ispirarsi a Maroni e a Zaia, al federalismo amministrativo del nord ricco che tiene insieme Berlusconi e la Lega di governo, eccolo imporsi sui litigiosi rentier del potere siciliano, ma senza rutti, senza spasmi né vaffa, senza ruspe né turpiloquio, alla testa di un marchingegno elettorale che si apre come un ventaglio per intercettare un vento che spirava tutto dalla parte di Grillo. Berlusconi lo ha capito, alla fine. “Trovatemi una casa a Palermo”.

Fonte: livesicilia.it





RANDAZZO. ANCORA ROGHI SULL'ETNA. IN FUMO MACCHIA MEDITERRANEA. SUL POSTO ANCHE DUE SQUADRE ANTINCENDIO DELLA FORESTALE


di Melania Tanteri
Fiamme alte fino a dieci metri. Necessarie tre ore per circoscrivere l'incendio.

RANDAZZO - Ancora in fumo l'Etna. Ancora fiamme in contrada Pirao a Randazzo dove, nella notte, un incendio ha distrutto macchia mediterranea, ginestre, alberi e sterpaglie. Le fiamme, alte fino a dieci metri, hanno impegnati gli uomini del vigili del fuoco, coordinati dal capo distaccamento di Ranzazzo, supportati da due squadre antincendio della Forestale, che hanno impiegato più di tre ore per circoscrivere l'incendio. Il secondo che scoppia nella zona in pochi giorni: appena tre giorni fa erano andati in fumo ettari di bosco proprio nella stessa area.

Fonte: catania.livesicilia.it




TESTA A TESTA MUSUMECI-CANCELLERI. MICARI PARTE DIETRO, CROCETTA INCIDE



Sembra tanta roba, ma entro la fine della settimana ogni banco di nebbia di questa intensa estate elettorale si sarà diradato. 

E dunque sventolerà la bandiera a scacchi. Alla partenza è già un testa a testa fra Musumeci e Cancelleri. Secondo un sondaggio commissionato da Energie per l’Italia per conto di #DiventeràBellissima e realizzato da Lorien Consulting dal 26 al 28 agosto, il candidato unico del centrodestra è avanti di un’incollatura rispetto al grillino. In uno scenario a tre Musumeci è al 40,5%, due punti sopra Cancelleri (38,2%); staccato Micari con un 21,3%. Ma viene simulato uno scenario con il “fattore C”: ovvero Crocetta. Che, con l’11,5%, ruba consensi al centrosinistra e al Pd (il rettore di Palermo crolla al 13,3%), incidendo poco sulla volata per Palazzo d’Orléans dell’ex presidente della Provincia di Catania (39,2%), che anche in questo caso però batte il competitor dei 5stelle (35,9%). 


Due precisazioni importanti. Prima: nella rilevazione non vengono misurati tutti gli altri candidati, né tanto meno un nome unitario della sinistra, che - nel caso ad esempio di Claudio Fava - potrebbe essere competitivo. Seconda: non si tiene conto della forza delle liste, decisiva in un sistema elettorale con scheda unica, che scoraggia il voto disgiunto fra governatore e Ars. Ed è proprio su questo che punta Micari, confidando nell’effetto-trascinamento degli acchiappavoti di Pd, Sicilia Futura, Alfano e Orlando. Lo stesso ragionamento che si fa nel quartier generale di Musumeci, che aspira ad almeno 5-6 liste a sostegno, con la prospettiva di aumentare il vantaggio su Cancelleri. 

Ma il candidato del centrosinistra ha due problemi aggiuntivi. Uno è di notorietà. Micari, come si vede nel grafico riassuntivo, è fra i meno conosciuti dai siciliani (appena il 3,7% quella spontanea; 36,8% quella globale). E qui s’incrocia il secondo problema: Crocetta. Il più conosciuto, ovviamente, dagli elettori (oltre 8 su 10), anche se soltanto il 18,3% ha un giudizio positivo sull’operato del governatore uscente. Cosa farà il Pd? 

E c’è un dato che potrebbe rafforzare un’idea che circola con insistenza nel centrosinistra: un ticket fra Micari e Giovanni La Via (Ap) sul modello di quello Musumeci-Armao. Un modo per recuperare consensi nella Sicilia orientale, forti anche di un altro risultato del sondaggio: l’europarlamentare alfaniano è in assoluto il personaggio sondato con più credibilità (44,3%), superando anche Musumeci (38,4%) e Cancelleri (33,1%). E La Via, con 174 punti, è terzo, dopo i candidati di centrodestra (243) e M5s (187), nell’“indice di equità”, un mix fra conoscenza e credibilità. In questa classifica, Crocetta batte Micari 83-62. Molto più bassi, per la cronaca, i dati relativi a Gaetano Armao, fino a qualche giorno fa in lizza come potenziale candidato di Forza Italia e moderati contro Musumeci. L’avvocato palermitano ha un indice di 37, poco sotto Roberto Lagalla (40), ma di poco superiore al parlamentare di Forza Italia Basilio Catanoso (33). 

Last but not least: l’affluenza prevista. Un trionfo del partito del non voto. Appena il 47,6% degli aventi diritto, in Sicilia, sa che il 5 novembre si vota per le Regionali, con un astensionismo stimato nel 52%. Appena tre elettori su dieci si dichiarano certi di recarsi alle urne, il 14,4% lo farà probabilmente. E allora è nell’altra metà del cielo - quella di un’Isola sfiduciata e critica nei confronti della politica - che gli aspiranti inquilini di Palazzo d’Orléans e di Palazzo dei Normanni dovranno convincere. Per far vincere il loro progetto di Sicilia. O magari soltanto per sopravvivere. Evitando l’estinzione.
Twitter: @MarioBarresi 

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CROCETTA RILANCIA: "NON ROMPERÒ CON IL PD MA CHIEDO LE PRIMARIE. PROGETTO MICARI PERDENTE


30 Agosto 2017
Il presidente della Regione si fa "portavoce di una base indignata per scelte fatte da notabili come Orlando, Castiglione e Cardinale". "Ieri erano insieme a decidere le sorti della Sicilia mentre io chiedevo dialogo al mio partito a Roma. Chi non vuole consultazione della base via dalla giunta"
di ANTONIO FRASCHILLA


Il governatore Rosario Crocetta arrivato da Roma dove ha parlato con i vertici nazionali del Pd, si fionda insieme al senatore Beppe Lumia all'hotel delle Palme e annuncia il suo "appello unitario". "Io non sarò elemento di rottura con il Pd - dice Crocetta - ma io mi faccio portavoce di una base indignata per scelte fatte senza confronto. Abbiamo assistito a un progetto calato dall'alto. Sono indignato perché ieri mentre mi confrontavo con il segretario Fausto Raciti ricevo un messaggio di un incontro tra Micari, Cardinale, Castiglione e Orlando: vi pare questo un progetto civico? Io con il Megafono ho contribuito alle vittorie del Pd alla Regione e con Bianco a Catania". E aggiunge: "Chi non vuole consultazione della base via dalla giunta".

Crocetta rivendica il diritto al confronto: "Io e il Megafono meritiamo rispetto e quindi vogliamo essere interpellati. Micari è una brava persona ma quali sono le idee di questo centrosinistra? I programmi? So solo che su mandato di Roma vogliono svendere l'autonomia".

Il governatore critica anche "certe manipolazioni sui sondaggi". "Chiedono alle persone se sono soddisfatte del lavoro del governo, ma se chiedono se sono soddisfatte del lavoro fatto dai grillini o dall'opposizione riceveranno le stesse risposte - dice - anche io sono insoddisfatto del lavoro fatto perché vorrei io meglio sempre. Comunque il mio è l'ultimo tentativo estremo di costruire una coalizione tutti insieme nel rispetto dello statuto che prevede in assenza di primarie la ricandidatura del giorno vergature uscente . Micari si confronti alle primarie, facciamole il 17 settembre, il tempo c'è. Chi non accetta idea del confronto allora è lui che rompe e vuole spaccare tutto: ieri ho incontrato un grande amico di Leoluca Orlando e mi diceva che non lo capiva più perché dialoga solo con i professionisti della politica". Poi stoccata a Faraone: "Ma lui non voleva le primarie? Perché ha cambiato idea?".

Crocetta all'ingresso dell'hotel trova ad accoglierlo un gruppo di ex lavoratori della Keller: "Mi sono confrontato con loro come ho sempre fatto in questi anni con i lavorAtori in difficoltà di tutte le città - dice Crocetta - qui invece Orlando lancia il modello Palermo, ma può la Sicilia inchinarsi a un modello municipale".

Presente all'incontro anche il coordinatore dei dem Antonio Rubino: ""Sono qui per ascoltare. Mi sembra che la parola che il presidente Crocetta ha pronunciato più volte sia unità. Lo considero un segnale importante e lavoreremo per evitare ulteriori rotture che non servono al centrosinistra".


Fonte: palermo.repubblica.it




IL COLLEGA NINO LOMONACO, FINALMENTE FUORI DALL'OSPEDALE! È STATO RICOVERATO PER 24 INTERMINABILI GIORNI. ERA RIMASTO GRAVEMENTE USTIONATO IN UN INCENDIO


E' stata dura, ero in una stanza asettica, dove non vi era neanche una finestra per vedere il cielo. Avevo perso la nozione del tempo e delle stagioni. Ventiquattro giorni sono davvero tanti! Il fatto di essere quà a parlarne è già tanto e ne sono felice! Sono ancora in convalescenza ma sto bene. Un grande abbraccio a tutti voi!   
Così nella sua pagina facebook l'amico Antonino Lomonaco

Se l'è vista davvero brutta, ma per colpa dei deficienti criminali poteva avere conseguenze più gravi. Il blog gli augura una pronta guarigione e di ritornare forte più di prima. 
A presto Nino...


Notizie correlate:

Castiglione, ancora roghi su terreni Parco dell'Etna. Forestale rimane ustionato, bruciano pure castagneti. La nota del responsabile del Blog, Michele Mogavero

Un operaio forestale, Nino Lomonaco, nell’adempimento del proprio dovere, è rimasto ustionato combattendo la quotidiano battaglia contro le fiamme che bruciavano i nostri boschi





RANDAZZO: DA FUOCO ALLE STERPAGLIE RIMANENDO INTRAPPOLATO TRA LE FIAMME. SALVATO DAI CARABINIERI


30 Agosto 2017
È accaduto ieri mattina in località Imbischi agro di Randazzo. L’uomo, un pensionato del posto di 64 anni, aveva deciso di dar fuoco alle numerose sterpaglie esistenti nel  proprio fondo agricolo generando un incendio incontrollato che propagandosi repentinamente lo ha investito in pieno.

Il malcapitato, raggiunto agli arti inferiori dalle fiamme,  ha perduto conoscenza. Per fortuna una parente, confinante di terreno, si è accorta della vasta estensione dell’incendio ed ha chiesto aiuto telefonico ai Carabinieri di Randazzo.

L’operatore della centrale operativa ha immediatamente fatto convergere sul posto l’equipaggio di una “gazzella” del pronto intervento che giunto sul posto non ha esitato ad addentrarsi per circa 400 metri tra le fiamme portando in salvo il poveretto.

Sul posto è giunta anche un’ambulanza del 118 proveniente dall’Ospedale di Bronte i quali sanitari, riscontrando all’uomo un infarto in corso, si sono attivati per farlo trasportare a mezzo elisoccorso all’Ospedale Cannizzaro di Catania dove d’urgenza è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di angioplastica. Al momento il pensionato si trova ricoverato in prognosi riservata nel nosocomio catanese ma sembra non versare in pericolo di vita. L’incendio è stato domato dopo alcune ore dai Vigili del Fuoco del distaccamento di Randazzo.

Fonte: www.gazzettinonline.it





TOSCANA. PEGASO D'ORO AL SERVIZIO ANTINCENDI BOSCHIVI DELLA REGIONE. UNA GIORNATA DEDICATA ALLE DONNE E AGLI UOMINI (AIB). IL BLOG: IN SICILIA INVECE SI LAVORA PER SMANTELLARE


29 Agosto 2017
FIRENZE - Una giornata dedicata alle donne e agli uomini che lavorano al servizio antincendi boschivi (Aib) della Regione Toscana: ad essi, il primo ottobre prossimo, il presidente Enrico Rossi consegnerà il Pegaso d'oro, "per ringraziarli a nome di tutta la comunità regionale del lavoro che svolgono quotidianamente contro gli incendi, a difesa del patrimonio forestale della nostra regione".
"Si può e si deve fare sempre meglio e attrezzarsi in misura sempre maggiore - ha sottolineato Rossi - ma francamente l'organizzazione regionale antincendi boschivi ha dato e sta dando buona prova di sé, in un'estate torrida, nella quale il caldo e l'aridità prolungata hanno reso le foreste più vulnerabili. Il 2017 ha messo a dura prova il sistema regionale, intervenuto su 775 incendi, più del doppio della media registrata negli ultimi cinque anni".
La giornata del primo ottobre si svolgerà a Firenze, presso Villa Demidoff. Il presidente Rossi consegnerà il Pegaso d'oro ai volontari dell'antincendio boschivo, agli operai forestali, al personale della sala operativa unificata della protezione civile regionale e dei centri operativi provinciali e ai direttori delle operazioni antincendi. Il Pegaso verrà poi conservato a Monticiano, nei locali della Pineta di Tocchi, il centro regionale di addestramento del personale Aib.
Durante la giornata, dalle 10 alle 18, famiglie e ragazzi delle scuole elementari e medie saranno coinvolti in giochi e dimostrazioni con attrezzature Aib e forestali. Previsti inoltre incontri tecnici con gli operatori del servizio antincendi boschivi della Regione Toscana.

Fonte: www.toscana-notizie.it