31 ottobre 2019

FLAI CGIL PALERMO: IL CONTRATTO DEVE VIVERE TRA I LAVORATORI FORESTALI!

Dalla pagina Facebook 
Flai Cgil Palermo

Flai, Fai e Uila Palermo attiveranno, nei propri organismi interni e nei cantieri forestali della provincia, le consultazioni per verificare la convergenza sull'orario di lavoro da parte degli operai forestali!

Leggi il comunicato Sindacale








L'INTERVISTA A GAETANO ARMAO. "I CONTI? NON C'È DA PREOCCUPARSI. PASSI AVANTI VERSO L'ACCORDO"


Dal sito livesicilia.it

di Salvo Toscano
Intervista a Gaetano Armao. L'assessore è ottimista sul confronto con lo Stato. E risponde alle critiche forziste.


PALERMO - Gaetano Armao ostenta ottimismo e calma olimpica. L'assessore all'Economia parla di "passi avanti" nel confronto sullo Stato che potrebbe sbloccare l'impasse sul congelamento delle somme per recuperare il disavanzo. Anche se ancora di certezze non ce ne sono, il macigno resta e i tempi sarebbero quasi maturi per pensare al prossimo bilancio. Ma "l'interlocuzione col ministero dell'Economia" va avanti, assicura l'assessore, anche dopo il cambio di governo a Roma. E l'insediamento del Conte bis contro cui Musumeci e Armao sono andati in piazza a Roma a protestare. Ai compagni di partito che com'è noto lo vogliono fuori dalla giunta, Armao risponde senza toni accesi ma respinge le critiche mosse da Micciché e Milazzo.

Assessore Gaetano Armao, siamo arrivati alla fine dell'anno e ancora c'è un velo di incertezza sul bilancio 2019. Quanto c'è da preoccuparsi per la situazione dei conti della Regione?

“Non c'è da preoccuparsi. C'è una norma di attuazione dello Statuto già deliberata dalla Commissione paritetica che prevede un ripianamento decennale del disavanzo e un'interlocuzione in corso con il ministero. Abbiamo un'eredità molto difficile, due miliardi di disavanzo già accertati nel 2017 per la precedente legislatura e altri 400 risalenti alle precedenti”.

Ma come si è arrivati a questo?

“Nel dicembre 2015 si doveva provvedere al riaccertamento straordinario del disavanzo. A quel tempo fu accertato un disavanzo di 5 miliardi e a dicembre fu ridotto a 3, i 2 miliardi sono emersi oggi. È chiaro che questo disavanzo non era della precedente legislatura ma di tutto il pregresso. Il problema è che solo in quel momento si poteva fare il ripianamento trentennale. Noi siamo riusciti a spalmare un miliardo e mezzo in trent'anni, ma la residua parte deve essere spalmata con le norme correnti”.

E per uscire dall'impasse delle somme “congelate” cosa pensate di fare?

“La commissione paritetica ha previsto una norma che permette di spalmare le somme in dieci anni. Questo consentirebbe di affrontare meglio il problema”.

Lei però usa il condizionale, quindi di certezze non ce ne sono.

“La norma deve passare dalla Corte dei conti e dall'interlocuzione col Ministero dell'Economia. Il percorso non è concluso”.

Ma c'è un'interlocuzione con il governo nazionale? Con chi parlate?

“Col Mef, il gabinetto del ministro, i sottosegretari: abbiamo avuto un incontro la settimana scorsa. Alcune norme sono state già concordate, quando si definirà ci si dovrà confrontare con la giunta e con il Parlamento regionale. Però si sono fatti positivi passi in avanti. E ricordo che dai primi di agosto a fine settembre è rimasto tutto fermo perché è cambiato il governo”.

La vostra scelta di resistere alle impugnative del governo sui documenti contabili agevola questo confronto secondo lei?

“Ma certo che si resiste. Se si è approvata una norma che si ritiene fondata si resiste. L'impugnativa peraltro non è accompagnata da nessuna richiesta di sospensione. Noi abbiamo fatto degli approfondimenti e ci sono motivi significativi di fondatezza delle nostre posizioni suffragate dall'ufficio legislativo e dalla ragioneria generale”.

Dopo il cambio di governo a Roma, i rapporti come sono?

“Sono incentrati al massimo rispetto istituzionale. Non parlano parti politiche ma il governo dello Stato e il governo della Regione siciliana. Un dialogo tra istituzioni. Io non ho trovato nessuna modifica di comportamento al Mef dopo il cambio di governo”.

Parliamo del governo che Gaetano Armao vorrebbe che andasse a casa: lei ha partecipato alla manifestazione romana del centrodestra.

“Guai a confondere i due piani. Attenzione, la Sicilia non sta chiedendo un trattamento differenziato, o favori. La Sicilia sta chiedendo il riconoscimento di patti finanziari, di compartecipazioni ai tributi e un trasferimento di competenze. Così come è avvento nelle altre regioni a statuto speciale. Il rapporto istituzionale è incentrato a lealtà e correttezza. Poi è chiaro che la politica aiuta in un senso o in un altro ma, ripeto, io non ho trovato atteggiamenti particolari al ministero dopo il cambio al governo”.

Si avvicina l'appuntamento con la parifica della Corte dei conti, siete sereni?

“La questione è sempre quella del disavanzo. Ma il disavanzo del bilancio 2018 del governo Musumeci è di 800 mila euro su un bilancio di oltre 20 miliardi di euro. Le questioni non riguardano questa gestione ma il pregresso. E la questione cruciale riguarda il riaccertamento straordinario del 2015. Perché su quella riduzione da 5 a 3 miliardi il governo centrale pose una questione di costituzionalità e chiese al governo regionale di modificare la norma. La giunta del tempo si impegnò a ripristinare l'entità del disavanzo a 5 miliardi, cosa che poi non è stata fatta. Noi non stiamo qua a cercare il colpevole, vogliamo risolvere il problema. Poi, il debito è diminuito e ce l'hanno riconosciuto le agenzie di rating, stiamo riducendo il costo degli affitti, per la prima volta si è fatto un confronto tra la ragioneria e tutti i dipartimenti per verificare dove ridurre la spesa”.

Quindi tagli e ancora tagli?

“No, c'è anche un incremento delle entrate, in particolare dell'Iva dopo l'ingresso della fatturazione elettronica”.

Tornando indietro in questi due anni rivedreste delle scelte?

“Con un passaggio di consegne si poteva apprendere subito questa vicenda dell'impugnativa minacciata dallo Stato sul disavanzo. Lo avevamo chiesto e non c'è stato. Noi all'inizio del 2018 quando abbiamo fatto un'analisi della situazione economico-finanziaria, ci siamo basati sull'ultimo giudizio di parifica. E lì il disavanzo maggiore non c'era. Evidentemente è stato necessario un ulteriore approfondimento, sia per noi sia per la Corte. Di positivo c'è che il bilancio si potrà dire assolutamente trasparente e veritiero”.

Lei sa che il suo partito, diciamo un pezzo importante del suo partito, pensa a una sua sostituzione in giunta. Cosa risponde alle critiche che le vengono mosse?

“Io sono stato nominato assessore dall'onorevole Musumeci, che il suo pensiero lo ha espresso in Aula in modo generoso verso di me. Il presidente Berlusconi è stato altrettanto chiaro. Poi se c'è qualcun altro che ha idee diverse, in politica può succedere. Certo, se queste divergenze sono dovute al fatto che qualcuno pensava di dovere essere votato e non lo è stato questo non è un problema mio”.

L'onorevole Milazzo ha detto a Livesicilia di contestarle una scelta sulle ex Province che ha portato all'impugnativa, in merito alla quale Forza Italia l'aveva messa in guardia.

“La norma era composta da due parti. La prima parte era proposta dal governo e non è stata impugnata. Era l'attualizzazione del finanziamento da 540 milioni per le ex Province alla Sicilia in base all'accordo discusso con il governo Conte. Noi abbiamo previsto un'unica erogazione attraverso una operazione con la Cassa depositi e prestiti. Questo profilo non è stato oggetto di impugnativa. Poi è intervenuta in Aula su iniziativa delle opposizioni la richiesta di estendere queste risorse non solo a nuovi mutui delle ex Province ma anche a copertura dei mutui pregressi. Questo è stato il profilo impugnato. La critica ancora una volta non coglie nel segno”.

E come risponde all'accusa molto circostanziata rivolta in Aula dal presidente Micciché di non avere comunicato in modo chiaro con l'Assemblea quando si discuteva il collegato?

“Il presidente Musumeci è stato molto chiaro. Le comunicazioni sono state fatte. Fino al 9 agosto non era possibile avere un dato definitivo del disavanzo, lo si è avuto quando si è deliberato il rendiconto in giunta e il 9 settembre, quando l'Assemblea ha riaperto, è stata fatta una comunicazione alla commissione Bilancio”.

Lei si appella alla tradizione cattolico liberale, ma c'è ancora spazio per i moderati in questo centrodestra sovranista?

“Io penso proprio di sì, anzi. È noto che anche l'onorevole Giorgetti abbia prospettato l'adesione della Lega al Partito popolare europeo. Io sono vicepresidente del Ppe nel comitato delle regioni. Sono profondamente popolare. A mio avviso, quel che è certo è che il Partito popolare non può andare a sinistra. Per me l'Europa è un elemento di forza per la Sicilia, ovviamente con i miglioramenti necessari. Credo che ci possa essere un confronto leale all'interno del centrodestra”.
31 Ottobre 2019 

Fonte: livesicilia.it






“DISASTRO SICILIA, LA COLPA È ANCHE DI ROMA. INVESTIMENTI AL SUD, MANCANO 61 MILIARDI”

Dal sito qds.it

Patrizia Penna - 31 Ottobre 2019

Il ministro per gli Affari regionali, Boccia: "Dal 2001 al 2019 la quota media non è mai andata oltre il 24%". L'ex senatore siciliano, Salvo Fleres, al Qds: "Dare alla Sicilia la possibilità di usare per intero le entrate fiscali per colmare il gap infrastrutturale"
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PALERMO – “Dal 2001 al 2019 la quota media di trasferimenti al Sud non è mai andata oltre il 24%, con picchi del 28% e del 19%. Quando avrebbe dovuto essere garantito il 34%”. Con queste parole, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, è intervenuto in Commissione Finanze, riaccendendo il mai sopito dibattito su autonomia e federalismo. Il ministro ha parlato in di un “buco da 60 miliardi di risorse che dovevano essere garantite in maniera equa al Mezzogiorno” per tentare, almeno in parte, di attenuare il sempre più vasto gap Nord-Sud.

Qualcosa, insomma, non ha funzionato nei meccanismi di distribuzione delle risorse statali alle singole Regioni e questo “malfunzionamento” ha finito per danneggiare le aree più povere del Paese, in primis il Mezzogiorno e la Sicilia.

Mentre per anni abbiamo discusso (a ragione) dell’incompetenza dei governi regionali e della mala gestio delle amministrazioni locali sprecone e inefficienti, da Roma è arrivato il colpo di grazia. Il Governo centrale, non è stato in grado di garantire, a una Regione in costante difficoltà come la nostra, trasferimenti fondamentali per crescita, sviluppo e adeguamento al resto del Paese.

Mancanze, quelle di Roma, che sono state recentemente sottolineate anche dall’assessore regionale dell’Economia , Gaetano Armao. “Contestiamo da anni allo Stato centrale – ha dichiarato – un divario Nord-Sud diventato inaccettabile. I fondi europei sono stati utilizzati da Roma in termini sostituitivi dell’impegno finanziario che avrebbe dovuto sostenere con risorse proprie per garantire la coesione nazionale”. “Lo Stato – ha aggiunto – per garantire l’eguaglianza sostanziale dei cittadini, deve investire risorse nel Mezzogiorno in misura quantomeno proporzionale agli abitanti di quest’area (34%). Negli ultimi anni questo non è mai accaduto”.

A dieci anni dalla legge numero 42 del 2009 che ne sanciva l’avvio, viene da chiedersi: che fine ha fatto il Federalismo fiscale? Dei principi illustrati dalla legge (e dai successivi decreti attuativi) oggi sembra restare poco o nulla. Lo strumento, sulla carta, prevedeva un nuovo assetto di distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, sulla base di una più precisa razionalizzazione della spesa pubblica. La legge programmava l’intervento dello Stato ai fini della perequazione in favore dei territori “con minore capacità fiscale per abitante nonché l’utilizzazione delle risorse aggiuntive e l’effettuazione degli interventi speciali (…) perseguendo lo sviluppo delle aree sottoutilizzate nella prospettiva del superamento del dualismo economico del Paese”. Insomma, l’idea era quella di creare un modello di distribuzione di risorse e competenze che tenesse conto del principio di sussidiarietà.

Del progetto iniziale, però, è rimasto poco o nulla. La spesa pubblica resta incontrollata, gli enti in dissesto si moltiplicano e, come confermano le parole del ministro Boccia, siamo ben lontani da un’equa distribuzione delle risorse che punti allo sviluppo delle zone più arretrate del Paese.

Alcuni dei dimenticati punti della riforma del Federalismo fiscale hanno assunto di recente nuova forma a seguito del dibattito sull’Autonomia differenziata. La battaglia portata avanti dalle tre regioni capofila, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (alle quali va affiancandosi lentamente anche la Toscana), per ottenere più competenze e poteri dal Governo centrale, ha nuovamente tirato in ballo i nodi mai sciolti della Legge 42 del 2009 e le possibili ricadute economiche di un eventuale riforma in termini di diseguaglianze Nord-Sud. La riforma dell’Autonomia ha subìto una battuta d’arresto alla crisi istituzionale divampata ad agosto. Tra gli ostacoli che hanno portato all’impantanarsi della riforma, tra gli altri, anche i dubbi su quanto quest’ultima potrebbe portare a un’ulteriore recessione del Mezzogiorno.

Proprio dalla necessità di evitare diseguaglianze, intende ripartire il ministro Boccia nell’avviare i negoziati con le Regioni capofila. Sentito dalle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali, infatti, ha annunciato l’intenzione di portare “in Parlamento una legge quadro che, partendo dall’attuazione del 116 richiami il rispetto di tutti gli articoli della Costituzione e di una perequazione equa che garantisca la sostenibilità di bilancio delle Regioni sulla base della Legge sul federalismo fiscale e dei successivi decreti attuativi”. Tutte le intese istituzionali e i negoziati sull’Autonomia differenziata dovranno quindi innestarsi in questa “legge cornice che raccordi tutti i fondi pluriennali di investimento presenti nel bilancio dello Stato, vincolando una quota delle risorse a tutte le aree in ritardo di sviluppo non solo su scala regionale ma anche su scala provinciale”.

Questo è, secondo Boccia, l’unico modo per “rispettare l’articolo 3 della Costituzione, che prevede che sia la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico che limitano l’eguaglianza tra i cittadini, e garantire che tutte le aree raggiungano una media di sviluppo”. La scomparsa dei ritardi interni “deve essere garantita dallo Stato, le Regioni non saranno mai in grado da sole di porre un freno a tali ritardi”. L’impegno, quindi, in primis e al di là di ogni delega di competenze, deve arrivare dal Governo centrale.

Autonomia sì, quindi, ma a patto che nessuno resti indietro (almeno non più di così).

L’intervista in esclusiva al Quotidiano di Sicilia di Salvo Fleres, coordinatore nazionale del movimento Siciliani verso la Costituente
Cosa è stato del federalismo fiscale? Fino ad oggi mai attuato, secondo lei rientrerà dalla finestra con l’autonomia differenziata?
“Il federalismo fiscale, nell’attuale situazione del Paese, contribuirebbe ad aumentare la divisione già esistente tra aree forti e aree deboli, aggravando la già grave situazione del Sud e della Sicilia. Il Paese andrebbe riformato ma prima andrebbe perequato, altrimenti i territori ricchi diventeranno più ricchi e quelli poveri sempre più poveri. Il tentativo è certamente quello di far rientrare il modello federalistico attraverso la cosiddetta autonomia differenziata ma, al momento, la Costituzione non lo consente. In ogni caso, per noi sarebbe l’ennesima truffa, come lo fu la cosiddetta spesa storica. Questo non significa che la Sicilia debba rimanere inerte e inerme, né si possono giustificare gli assordanti silenzi della Regione, anzi, queste avvisaglie dovrebbero scatenare la reazione civile dei siciliani che devono imparare a protestare proponendo ed a governare risolvendo. La modesta classe politica, nazionale e siciliana, che ci ritroviamo, pensa che la politica sia o sterile gestione del malessere o interessata gestione del potere. Purtroppo non vedo nessuno che si impegni per trovare soluzioni reali. Non vedo in giro legislatori né statisti, solo azzeccagarbugli che non azzeccano neanche quelli!”

La Sicilia colleziona un primato negativo dopo l’altro. Quando si parla del disastro Sicilia si finisce sempre con lo scaricabarile tra Roma da una parte, che ci bacchetta per sprechi ed inefficienze, e la classe politica regionale che rimprovera allo Stato scarsa attenzione nei confronti della Sicilia e dell’intero Sud. Dove sta secondo Lei la verità?
“Se la Sicilia potesse utilizzare per intero le proprie entrate fiscale, ivi comprese quelle che, in atto, lo Statuto esclude, lotto, lotterie, accise, ecc., potrebbe contribuire a colmare il deficit infrastrutturale che subisce e guardare ad un futuro in cui i treni viaggino alla stessa velocità del nord, le strade colleghino realmente uomini ed economie, le navi giungano da tutto il mondo e vadano in tutto il mondo, possibilmente cariche di prodotti locali. In tal senso stiamo per presentare un ddl di iniziativa popolare che prevede proprio questo tipo di intervento. Mi auguro che la stampa siciliana, tra un programma trash e un concorso di miss, riesca ad accorgersene”.

Cosa significherebbe per la Sicilia, in termine di entrate, la piena attuazione del federalismo fiscale?
“In Sicilia, prima i siciliani e poi gli altri, dovrebbero smetterla di parlare per interessati e falsi luoghi comuni. È vero, abbiamo commesso degli errori ma è lo Stato che ha gravemente sbagliato nei nostri confronti. È lo Stato che non garantisce l’ordine pubblico, nonostante sia sua la competenza. L’Anas, che non fa le strade, è di competenza dello Stato e sono di competenza dello Stato le ferrovie e gli interventi riguardanti porti e aeroporti. Senza queste infrastrutture primarie, la cui realizzazione è ferma quasi da sempre, si condannerà la Sicilia a vivere di espedienti, di assistenzialismo, di briciole, non certo di sviluppo, com’è accaduto per tantissimi anni. Giusto per voler fare un esempio provocatorio, però, devo dire che è vero, da noi ci sono tanti strani pensionati, ma al nord ci sono tanti strani cassintegrati, ma di quest’ultimo aspetto non parla nessuno, perché il Sud non dispone neanche di un grande giornale nazionale che difenda la nostra difficile condizione. Tuttavia non si può mai dire, magari prima o poi arriverà anche questo”.

Fonte: qds.it






FORESTALI, FIGUCCIA AL CANALE DELLA DIGA JATO: "SIETE GLI EROI DEL NOSTRO TERRITORIO"


Ricevo e pubblico
dall'On. Figuccia

Stamane il deputato regionale Vincenzo Figuccia, accompagnato dal dirigente sindacale del Sifus Giuseppe Fiore, si è recato in visita al canale di scolo della diga Jato sul quale da più di un mese, 175 operai della forestale coadiuvati da 18 capisquadra, stanno lavorando per ripulire l'alveo da canneti, sterpaglie e rifiuti. 35 giorni per diserbare ben 4 chilometri tra gli anfratti e la fanghiglia prima dell'arrivo delle piogge invernali. "Siete gli eroi della nostra terra, i garanti del territorio dei quali i siciliani devono andare orgogliosi - ha detto il parlamentare regionale che ha consegnato agli operai un riconoscimento per il contrasto del dissesto idrogeologico" .
"Ancora una volta riconosciamo il lavoro e il sudore di questa gente che troppo spesso deve subire racconti mediatici diffamatori e umilianti. Oggi, siamo soddisfatti del lavoro svolto ma chiediamo maggiori diritti e maggiori garanzie: dall'utilizzo dei fondi comunitari all'aumento delle giornate lavorative" - ha detto Giuseppe Fiore.






FILIERA CORTA, TERRITORIO E AMBIENTE: IL PROGETTO 'LEGNO CLIMA'


Dal sito www.lasicilia.it

30/10/2019 
Roma, 30 ott. (Adnkronos) - Valorizzare la filiera corta del legno, con benefici per il territorio, le comunità locali e anche il clima. Perché il legno è un materiale capace di stoccare naturalmente carbonio, che immobilizza al suo interno la CO2 in forma organica, favorendo così il contrasto al cambiamento climatico. Così nasce la piattaforma 'Legno Clima', ideata da FederlegnoArredo, con la collaborazione di Enel, che quantifica i crediti di carbonio generati dai prodotti legnosi.

Il legno, dunque, materiale sostenibile per eccellenza: assorbe il diossido di carbonio (meglio conosciuto come anidride carbonica CO2), sottraendolo all’atmosfera, e non produce rifiuti al termine del suo ciclo di vita.

Le aziende del legno-arredo, infatti, restituiscono una nuova vita al legno trasformandolo in tavoli, sedie, armadi, comodini, abitazioni: in questo modo, il legno prolunga la sua capacità di mantenere queste riserve di carbonio (carbon stock) per tutta la durata di vita dei manufatti legnosi.

Proprio per quantificare lo stock di carbonio contenuto nei prodotti legnosi prodotti a partire da legno vergine italiano, FederlegnoArredo ha ideato il Progetto 'Legno Clima' presentato in occasione del Secondo Forum nazionale sulla gestione forestale sostenibile, in corso oggi e domani a Roma al WeGil.

Questo progetto, realizzato da un pool di tecnici e forestali coordinati da FederlegnoArredo, è stato realizzato in linea con le indicazioni della Decisione 529/2013/EU, cardine delle politiche climatiche europee.

Basato su una piattaforma informatica di raccolta ed elaborazione dati, 'Legno Clima' permette alle aziende di inserire i propri dati di produzione per il calcolo del carbonio stoccato nei prodotti lavorati. Le aziende coinvolte sono in primo luogo quelle appartenenti al circuito confindustriale di FederlegnoArredo.

La collaborazione fra Enel e FederlegnoArredo è volta alla promozione della sostenibilità sul territorio nazionale, valorizzando l’utilizzo di prodotti legnosi, anche in sostituzione di prodotti a base di materiali meno ecocompatibili.

"Il Regolamento Ue 2018/841 (Lulucf) dice che tutti gli Stati europei devono misurare quanta CO2 c'è nel legno fatto da filiere corte, che viene dalle nostre foreste, e che deve restare legno cioè in un tavolo, in un pallet, in una casa di legno - dice Sebastiano Cerullo, direttore generale di FederlegnoArredo - Così abbiamo fatto una piattaforma che fa una tracciabilità di questo legno, preferibilmente che venga da foreste gestite in maniera sostenibile. Quindi entra un tronco ed esce quanta CO2 è stoccata".

"Questo per dare un valore alla filiera corta" e per fare in modo che nelle aree di montagna ci sia "un'economia del legno che tenga le persone ancorate al territorio: questa è un'altra forza del progetto", aggiunge Cerullo.

Per Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente, "questo progetto ha un valore interessante perché qualifica la filiera italiana, valorizza le aree interne e quelle tante comunità che grazie alle risorse del bosco hanno servizi sociali e sono presidi del territorio". Oltre ad avere "un valore etico visto che non importiamo legname. Insomma significa creare un cluster del made in Italy", aggiunge.

"Questo progetto va incontro a tante logiche positive: l'italianità, la conservazione del territorio naturale ma anche l'uso del legno visto che noi andiamo a stoccare CO2 e poi a genare economie ambientali positive in termini di impatto grazie all'uso di un prodotto che è territoriale, naturale, rinnovabile e mette in moto l'economia nazionale", sottolinea Paolo Viganò, Carbon Manager e Csr Manager di Rete Clima e consulente tecnico di FederlegnoArredo per il progetto.

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Fonte: www.lasicilia.it






IL SIFUS CONFALI PROPONE L'ATTUALE ORARIO DI LAVORO E SCRIVE AL DOTT. LO MEO DIRIGENTE DELL'UST DI PALERMO



Ricevo e pubblico
dalla Segreteria provinciale SIFUS-CONFALI Palermo 


Per quanto riguardo l'orario di lavoro la nostra O.S. propone l'attuale orario (7:00-13:30), più consono rispetto alle criticità dei cantieri forestali.
G.Fiore SIFUS-CONFALI

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Orario invernale da abolire. Il Blog ha interpellato il Dirigente del Servizio 14 Palermo, Dott. Vincenzo Lo Meo, che ha così risposto: "E' una questione che va affrontata con i sindacati. Noi siamo disponibili a discuterne"

Operai forestali. Il 93% dei votanti vuole abolire definitivamente l'orario invernale. La tendenza è realtà!






UGL FORESTALI SICILIA. IL 25 OTTOBRE SI È SVOLTO UN INCONTRO CON TUTTI I PREPOSTI VINCITORI DI SENTENZA E CON TUTTI GLI ALTRI RICORRENTI. PRESENTE L'AVV. SEBETO CHE HA FORNITO TUTTE LE RISPOSTE SULLA SITUAZIONE DEI CAPISQUADRA AIB


Ricevo e pubblico
dal Segretario Regionale Ugl Agricoli e Forestali
Franco Arena

Lo scorso 25 ottobre il Segretario regionale della Federazione Ugl Agricoli e Forestali della Sicilia ha promosso un incontro con tutti i Preposti vincitori di sentenza e tutti i ricorrenti presso la sala riunioni della Trattoria Da Carlo a Pergusa - Enna.
L'incontro ha riguardato la situazione dei Capisquadra AIB, alla luce delle nuove procedure in atto, quindi alle pendenze in giudizio, alla esecuzione delle sentenze ed alla prospettiva di azioni esecutive per chiarire tutte le questioni al riguardo.
Nel corso della riunione, l'Avv. Carmelo Sebeto ha fornito tutte risposte in ordine alle diverse posizioni, agli attuali ricorsi pendenti e alle possibili azioni da intraprendere.

Sempre attento a leggere le criticità, vicino ai lavoratori, concretamente a sostegno delle ragioni e pronto a difendere i diritti, affrontando a testa alta ogni ostacolo.

Certi della coerenza e della storia lunga 70 anni che contraddistingue il sindacato che si ispira ai valori dello Stato sociale e della Nazione, al fianco dei più deboli e combattendo clientelismo e affaristi a tutti i livelli:
Ugl C'È!


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Ugl: possibile beffa per i preposti alla sicurezza

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Sensazionale sentenza. Riconosciuta giustamente la mansione superiore e la differenza retributiva ai preposti alla sicurezza delle squadre di operai forestali dell'antincendio boschivo di Enna. La battaglia è stata condotta dal Segretario regionale Ugl, Franco Arena

Forestali: sui capi squadra il Tribunale del Lavoro dà ragione ai lavoratori dell'antincendio. Arena Ugl: sentenza storica

Forestali: vittoria dell’Ugl Sicilia, riconosciuta la mansione superiore di capo squadra ai lavoratori A.I.B., la Corte di Appello di Caltanissetta ha confermato la sentenza emessa dal Giudice del Lavoro di Enna

Forestali: Caposquadra nell’antincendio boschivo - obbiettivo raggiunto dall’Ugl. I lavoratori a.i.b. della provincia di Enna sono stati i primi in tutta la sicilia ad essere avviati con la mansione di Caposquadra grazie alla battaglia legale intrapresa dal sindacalista Franco Arena con il legale dell’Ugl Avv. Carmelo Sebeto







AGRONOMI E FORESTALI: LA CURA DEI BOSCHI E DEI FIUMI PER PROTEGGERE IL TERRITORIO


Dal sito www.siciliaagricoltura.it

30 Ottobre 2019
Le piogge che hanno colpito l’Alessandrino e la Liguria in questi giorni hanno causato smottamenti, frane, allagamenti e il fango, insieme ai detriti, hanno coperto le strade, i campi e stanno causando ulteriori danni alle comunità interessate. Le acque cadute si sono riversate a valle con estrema facilità, senza la mitigazione che i boschi dovrebbero dare, a causa della non corretta gestione forestale degli ultimi decenni, chiarisce il CONAF in una nota.

“Immagini ormai ripetitive sono quelle che ci arrivano dalle aree piemontesi e liguri colpite dall’ultima ondata di maltempo. Ancora una vittima, ancora sfollati, e partirà la conta dei danni. Gli ultimi eventi atmosferici hanno nuovamente messo in luce la fragilità del nostro paese” – afferma Sabrina Diamanti, Presidente del CONAF.

“Il presidio del territorio, con una corretta gestione delle pratiche agricole e forestali, può aiutare sensibilmente alla riduzione di questi fenomeni amplificati dai cambiamenti climatici, che ricadono tutti sulla comunità e sulla collettività.” – ricorda Corrado Vigo, Consigliere CONAF – “Proprio per questo, prosegue, al CONAF stiamo iniziando un percorso di concertazione con enti e amministrazioni per la messa a punto di “linee guida per le buone pratiche rurali per la prevenzione del dissesto del territorio”.

Gian Mauro Mottini, Presidente della Federazione Interregionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali del Piemonte e Valle d’Aosta, lamenta la mancata manutenzione del territorio e della cura dei boschi e dei territori montani, ribadendo che il governo dei boschi è fondamentale per ridurre i danni scaturenti da questi eventi atmosferici. La manutenzione dei fiumi, dei torrenti e dei canali, aggiunge, sono il “toccasana” per questi eventi, facendo sì che le acque raggiungano valle senza creare danni.

Fonte: www.siciliaagricoltura.it







LEGAMBIENTE, STRATEGIA FORESTALE CONTRO LA CRISI CLIMATICA


Dal sito gds.it

(ANSA) - ROMA, 30 OTT - Legambiente ha presentato oggi un pacchetto di dieci proposte per proteggere le foreste italiane, nel corso del 2/o Forum nazionale a Roma sulla gestione forestale sostenibile.

Per Legambiente è fondamentale "definire una coraggiosa ed efficace strategia forestale nazionale che metta al centro la definizione di piani di adattamento ai cambiamenti climatici a medio-lungo termine" e adottare "interventi incisivi di mitigazione, in grado di migliorare la biodiversità e favorire una diversa struttura delle foreste per rispondere agli effetti climatici". Per far ciò, è importante "puntare su una gestione e una pianificazione forestale sempre più sostenibile e responsabile".

Serve poi "incrementare la biodiversità forestale aumentando, ad esempio, i boschi vetusti, hot spot di biodiversità forestale"; "ridurre i rischi naturali per le foreste attraverso una pianificazione forestale che comprenda l'analisi di previsione dei rischio"; "creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere il cambiamento climatico".

Per quanto riguarda il settore forestale, che oggi non riesce a sfruttare tutte le sue potenzialità, per Legambiente è importante "promuovere la certificazione forestale perché la sua applicazione su larga scala è garanzia della sostenibilità del settore"; "puntare su un cluster del legno Made in Italy"; "aumentare l'utilizzo del legno nei processi produttivi in sostituzione di altri materiali, perché ciò permette di ridurre in modo significativo le emissioni di CO2 in atmosfera". Infine è utile "un uso dei prodotti forestali ai fini energetici".

(ANSA).

Fonte: gds.it







INCENDIO A PALERMO, IL VIDEO DEI VIGILI DEL FUOCO IN AZIONE SU MONTE GRIFONE


Dal sito palermo.gds.it

29 Ottobre 2019
Un incendio è divampato questa mattina, intorno alle 10, su Monte Grifone a Ciaculli. A fuoco diversi ettari  di macchia mediterranea.

Sul posto i vigili del fuoco che hanno operato due squadre e un elicottero dei vigili del fuoco. Le operazioni di spegnimento sono rese difficili dalla zona impervia.

Video di Piero Longo

© Riproduzione riservata

Fonte: palermo.gds.it






30 ottobre 2019

ORARIO INVERNALE DA ABOLIRE. IL BLOG HA INTERPELLATO IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO 14 PALERMO, DOTT. VINCENZO LO MEO, CHE HA COSÌ RISPOSTO: "È UNA QUESTIONE CHE VA AFFRONTATA CON I SINDACATI. NOI SIAMO DISPONIBILI A DISCUTERNE"


di Michele Mogavero
Ringrazio il Dott. Vincenzo Lo Meo per il cortese riscontro e per l'apertura a cambiare l'orario di lavoro. Il Dirigente non ha nulla in contrario, anzi considera la proposta ragionevole ed utile per tutti, amministrazione compresa.
Condividiamo il fatto che la questione va affrontata con i Sindacati e che nello stesso tempo il Dirigente è disposto a discuterne con loro, quindi questa disponibilità ci fa ben sperare.

In alcune province l'orario estivo (07:00 - 13:30) è già realtà.
Nel Palermitano e non solo, ci sono interi cantieri che sperano.
Nel frattempo sono stati interpellati anche le Segreterie Prov.li di Fai, Flai e Uila, che si sono detti favorevoli al cambio dell'orario. 

Auspichiamo al più presto un incontro con le parti interessate.










29 ottobre 2019

OPERAI FORESTALI. IL 93% DEI VOTANTI VUOLE ABOLIRE DEFINITIVAMENTE L'ORARIO INVERNALE. LA TENDENZA È REALTÀ!

Anche nei cantieri, la stragrande maggioranza di lavoratori che non votano il sondaggio, preferiscono l'orario estivo lavorando anche il sabato. La tendenza è chiarissima, si spera adesso in un provvedimento a favore degli operai, ma forse anche del Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale
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REGIONE. FORESTALI, PIP, TRASPORTI E TEATRI. LA GIUNTA SBLOCCA DI NUOVO I FONDI


Dal sito livesicilia.it

di Andrea Cannizzaro
L'esecutivo dà via libera alla Ragioneria che dopo l'impugnativa aveva bloccato gli stanziamenti.

PALERMO - Da un anno sono le categorie e settori a rischio ma al momento possono tornare a tirare un sospiro di sollievo. Sono i forestali, gli ex Pip, gli impiegati di tanti enti “pararegionali”, i talassemici, il trasporto pubblico locale, i teatri e tanti altri. Solo un mese fa l’impugnativa del governo centrale sul collegato aveva messo in dubbio i trasferimenti della Regione prima congelati e poi ripristinati. Adesso, però, l’esecutivo regionale tira dritto e ordina al ragioniere generale, che nel frattempo aveva bloccato tutto, di scongelare di nuovo le risorse.

Come una spada di Damocle, il rischio dei tagli incombe su alcuni capitoli di bilancio dalla Finanziaria votata lo scorso febbraio. Nella legge sono stati congelati 141 milioni di spesa nell’attesa di un accordo per ripianare il disavanzo. Proprio per deliberare lo sblocco dei capitolo a seguito dell’intesa con lo Stato, il Collegato è stato fermo all’Ars per un mese. Così sono stati sbloccati 114 milioni e l’Ars ha dato mandato al governo di selezionare a quali categorie ripartire queste risorse rinviando all'assestamento di bilancio lo sblocco delle restanti somme. Poi l’impugnativa ha fatto vacillare i piani gettando dubbi sul da farsi. Il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia Gaetano Armao ha subito commentato che Palazzo d’Orleans sarebbe andato al “braccio di ferro” con Roma. Come si scopre nella delibera della giunta, però, il ragioniere generale Giovanni Bologna ha “prudenzialmente” congelato di nuovo gli stanziamenti. Così si è reso necessario l’intervento del governo regionale votato qualche giorno fa.

Dietro la posizione del governo c’è il convincimento che l’esito del processo di fronte la Consulta possa essere positivo. L’atto dell’esecutivo rivela che l’impugnativa sarebbe affetta da un vizio procedurale, e nello specifico un errore nella notifica, che potrebbe fare dichiarare inammissibile il ricorso statale.

Intanto in Via Notarbartolo gli uffici del Bilancio possono sbloccare nuovamente i 114 milioni nelle modalità stabilite dalla giunta lo scorso 8 agosto. In quell’occasione si è deciso di destinare la maggior parte delle risorse ai forestali e al trasporto pubblico locale. Per il primi lo sblocco è valso 46 milioni dei 53 congelati mentre per il secondo sono stati trovati 41 milioni rispetto ai 48 che ne servivano. Altri due milioni sono stati destinati agli Ersu, gli enti per il diritto allo studio universitario, 1,8 milioni ai malati di talassemia e 7,3 ai consorzi di bonifica. Per i Pip sarebbero serviti 8,7 milioni ma subito ne sono stati trovati 7,6. Altre risorse poi sono state trovate per l'Istituto incremento ippico di Catania a cui sono andati 250mila euro e quasi due milioni serviti per ripristinare i fondi per i teatri di Messina e Catania. Scongelati anche alcuni capitoli di bilancio del dipartimento all’Istruzione, mentre niente si è potuto fare per altri settori non interessati da impegni giuridicamente vincolanti. Infatti, sono state impiegate le risorse per pagare gli stipendi e le altre "obbligazioni giuridicamente vincolanti" mentre hanno dovuto attendere i capitoli di bilancio dedicati a cultura e sociale.

Adesso, risolto questo primo impasse, i piani potrebbero tornare quelli del precedente schema: trovare i circa trenta milioni che mancano. Per far questo, però, occorrerà aspettare il giudizio di parifica fissato per il 13 dicembre. Nell’attesa del giudizio della Corte dei conti sul consuntivo 2018, la capacità di dare copertura finanziaria alle leggi dell’Ars è sempre per prudenza bloccata. Solo dopo la parifica arriverà all’Ars il Rendiconto parificato e si potrà procedere entro l’anno a un assestamento di bilancio in cui occorrerà varare numerose azioni. A Sala d’Ercole toccherà votare infatti sia il piano di rientro per recuperare il maggiore disavanzo che dovrebbe emergere dal giudizio dei magistrati contabili, sia eventuali variazioni di bilancio per evitare i tagli.

Gli scenari però sono a tinte fosche. I tagli, “la riduzione delle diseconomie”, sono una delle due strade per colmare il buco del disavanzo. L’altra sono le maggiori entrate. L’esecutivo regionale ha spesso fatto sapere che lavora su tutti i fronti: sfruttare il guadagno derivante dalla fatturazione elettronica, provare a dilatare i tempi di spalmatura del disavanzo da quattro a dieci anni. Tutto però verte attorno al valore, al momento sconosciuto del disavanzo. Durante l’ultima seduta dell’Ars, in cui non a caso si è parlato di situazione finanziaria, Roberto Di Mauro, deputato e vicepresidente di Palazzo dei Normanni, durante il suo intervento, ha infatti rivelato che all’orizzonte ci sarebbe un ulteriore peggioramento. Insomma, la partita è tutt'altro che chiusa ma qualcuno può tirare un sospiro di sollievo.







ALLUVIONE IN SICILIA COME 200 ANNI FA? MA LA PULIZIA DI FIUMI E CORSI D’ACQUA È STATA EFFETTUATA?


Dal sito www.inuovivespri.it

28 Ottobre 2019
Lo diciamo con estrema chiarezza: le spiegazioni della Regione sui disastri provocati dalle piogge nella Sicilia orientale – che a noi in realtà sembrano giustificazioni – non ci convincono proprio. Ci convince, invece, il ragionamento del segretario generale del sindacato dei Forestali SIFUS CONFALI, Maurizio Grosso, che al Governo regionale dice cose di buon senso. Ricordiamoci che tutto nasce dai tagli alla Regione operati dal Governo Renzi  


I danni prodotti nella Sicilia orientale dalle piogge? Fatalità. Disastri, ci spiegano in modo dotto i tecnici della Protezione civile della Regione siciliana, che accadono ogni duecento anni. Insomma, l’ultima inondazione, in Sicilia, risalirebbe agli anni successivi alla Costituzione del 1812…

Che dire? Meno male che ci salva la ‘cultura’: meno male che c’è la Protezione civile della Sicilia e il suo numero uno: l’ingegnere Calogero Foti, che si serve delle rilevazioni prodotte dal Servizio Rischio Idraulico e Idrogeologico.

Sul Giornale di Sicilia on line leggiamo la seguente precisazione dello stesso Foti:

“Le prime rilevazioni sulle piogge cadute nella Sicilia centro-sud orientale in questo fine settimana, ci dicono che si è trattata di una situazione eccezionale che in alcuni casi può verificarsi ogni duecento anni. La violenza delle precipitazioni con caratteristiche differenti nelle diverse zone geografiche dell’isola e la loro concentrazione in poco tempo, ha fatto il resto, causando notevoli danni in numerosi Comuni”.

Noi non la pensiamo come l’ingegnere Foti: e l’abbiamo anche scritto qualche giorno fa:

“Le piogge saranno anche intense. Ma gli incidenti sulle strade della Sicilia quando piove sono anche il frutto dell’abbandono delle stesse strade, dei mancati interventi di tutela dell’ambiente (nelle aree verdi e nei corsi d’acqua) e di un’agricoltura sempre più in crisi. Così quando piove certe strade della Sicilia si trasformano in trappole mortali”. 

A pensare come noi non è chi sta dietro una scrivania, ma il sindacato dei Forestali della Sicilia SIFUS CONFALI che, con il suo segretario generale, Maurizio Grosso, scrive:

“Basta chiacchiere pro-tragedie, ci vogliono i fatti. Il Governo Musumeci


metta subito in sicurezza il territorio attraverso l’utilizzo in economia
diretta degli operai della Forestale e dei Consorzi. Invece di andare a visitare le zone alluvionate del sud-est siciliano, battendosi la mano sul petto, il Presidente della Regione, On. Musumeci, avrebbe fatto meglio ad andare a ricercare nei meandri del bilancio regionale, nei finanziamenti europei, in dure rivendicazioni contro il Governo nazionale le risorse economiche necessarie per mettere in sicurezza il territorio e ridurre al minimo quindi, i rischi di disastri e di conseguenza, vittime e lutti”.

“Quanto registratosi nel sud-est della Sicilia in questi ultimi giorni – scrive sempre Grosso – rappresenta, infatti, il drammatico epilogo che potrebbe verificarsi in qualsiasi parte della Sicilia a causa del dissesto idrogeologico con cui la nostra terra convive (270 Comuni su 390 sono a rischio dissesto idrogeologico) e delle ampie aree (zone rosse) che, all’aumentare delle precipitazioni meteorologiche, sono assoggettate ad evidente rischio alluvioni come emerge dalle indicazioni dello stesso piano regionale elaborato dal Governo”.

“Inoltre – prosegue la nota del segretario generale del SIFUS – migliaia sono
le frane attive accertate 


servite le frane di Saponara e Giampilieri?) e la cementificazione selvaggia (ricordate nel 2019
i morti a Casteldaccia, a Corleone e nell’Agrigentino? ) rappresenta la
ciliegina sulla torta di un territorio che assume sempre più le sembianze di
una bomba ad orologeria. La messa in sicurezza del territorio attraverso l’assestamento e il consolidamento idrogeologico dello stesso e soprattutto, la pulizia dei letti dei fiumi, dei laghi, dei torrenti, dei corsi d’acqua, ecc, non è più rinviabile. Gli ‘interventi’ nel territorio che la classe politica blatera in occasione del verificarsi delle tragedie devono essere opere quotidiane di manutenzione straordinaria e poi ordinaria che vanno programmate e praticate, per realizzarsi in economia diretta (ciò consente l’abbattimento dei costi di circa il 40%), attraverso l’utilizzo, a tempo indeterminato, degli operai forestali e dei Consorzi di bonifica”.

“Facciamolo in onore e per rispetto di tutte le vittime causate dai disastri – conclude Grosso -. Intervenire con lavori di somma urgenza (‘ad muzzum’), come sempre in queste occasioni, risulterebbe uno spreco di denaro fine a se stesso”.

Avendo visto molte fotografia sugli allagamenti avvenuti nella Sicilia orientale poniamo alcune domande al Governo della Regione e alla Protezione civile.

Prima domanda: chi è che in Sicilia si occupa della prevenzione dei disastri ambientali?

La pulizia dei letti dei fiumi, dei laghi, dei torrenti, dei corsi d’acqua è stata effettuata? Noi apprezziamo l’analisi storica dei vertici della Protezione civile della Regione, che ci hanno riportato ai tempi della Sicilia di Carlo Cottone, Principe di Castelnuovo (che, detto per inciso e senza offesa per nessuno, si occupava del territorio delle nostra Isola molto meglio del governanti odierni) Però noi che siamo un po’ terra terra ci chiediamo e chiediamo al Governo e alla Protezione civile della Sicilia – e siamo alla second domanda:

prima di guardare a quello che succedeva 200 anni fa i letti dei fiumi, dei laghi, dei torrenti, dei corsi d’acqua della nostra Isola sono stati ripuliti?

Attenzione: non vi stiamo chiedendo se sono state effettuate opere di sistemazione idraulica e forestale: vi chiediamo, molto più prosaicamente, se è stata effettuata la banale pulizia di fiumi e corsi d’acqua!

Sapete perché ve lo chiediamo? Perché la scorsa estate, quando scoppiavano gli incendi, abbiamo scoperto che la metà dei viali parafuoco non era stata realizzata e che molti dei mezzi antincendio erano privi di manutenzione.

Se due più due fa ancora quattro, se ci sono state carenze nella prevenzione degli incendi è o no lecito pensare che ci possa essere una carente gestione di fiumi e corsi d’acqua?

Ricordiamo che se la pulizia non viene effettuata basta una pioggia intensa per fare esondare fiumi e corsi d’acqua: allagamenti che distruggono i fondi agricoli e possono anche causare danni alle persone.

Sappiamo benissimo che i problemi nascono nella passata legislatura, quando un’operazione mediatica punta a mettere in cattiva luce gli operai della Forestale siciliana per giustificare gli scippi finanziari alla Regione siciliana ad opera del Governo nazionale di centrosinistra.

Ora è il momento di fare emergere queste responsabilità. A causa dei tagli finanziari effettuati dal passato Governo nazionale la Sicilia ha subito e continua a subire danni gravissimi. Queste cosa – lo ribadiamo – vanno detto: e va sottolineato che prima il Governo nazionale di grillini e leghisti e ora l’attuale Governo nazionale di PD e leghisti hanno confermato i tagli effettuati dal Governo Renzi.

Foto di Confagricoltura Donna Sicilia



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L'ULTIMO SALUTO. MALTEMPO, I FUNERALI DELL'AGENTE MORTO: "ANCHE LA POLITICA È RESPONSABILE"


Dal sito siracusa.gds.it

28 Ottobre 2019
"Tutti questi tragici avvenimenti interpellano la nostra coscienza su eventuali responsabilità umane, imponendo il dovere morale di predisporre e mettere in atto tutto quanto rientra nella possibilità dell’uomo per prevenire, scongiurare o limitare le devastazioni purtroppo già registrate".

Lo ha detto il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, celebrando i funerali nella Chiesa madre di Rosolini dell’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Cappello, travolto e ucciso dall’ondata di maltempo in Sicilia dello scorso fine settimana.

"A tal riguardo - ha aggiunto - non può passare inosservato il fatto che la Regione siciliana sia in estremo ritardo nella recezione e attuazione della normativa della Legge De Marchi del 1989 e del successivo decreto legislativo 152 del 2006, che regolamentavano con chiarezza e precisione il controllo e il convogliamento delle acque meteoriche, al fine appunto di evitare disastri ambientali".

© Riproduzione riservata

Fonte: siracusa.gds.it


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MALTEMPO, PIOGGE ECCEZIONALI. A ISPICA NON CAPITAVA DA 200 ANNI. CALOGERO FOTI: “LA PROTEZIONE CIVILE A FIANCO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE MUSUMECI SUI LUOGHI DEL DISASTRO”



Ricevo e pubblico
dalla Giornalista Dott.ssa Maria Giambruno
Presidenza della Regione Siciliana 
Dipartimento della Protezione Civile
Ufficio Stampa e Comunicazione



PRESIDENZA DELLA REGIONE SICILIANA
DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE


Palermo 28 ottobre 2019 - «Le prime rilevazioni sulle piogge cadute nella Sicilia centro-sud orientale in questo fine settimana, ci dicono che si è trattata di una situazione eccezionale che in alcuni casi può verificarsi ogni duecento anni. La violenza delle precipitazioni con caratteristiche differenti nelle diverse zone geografiche dell’isola e la loro concentrazione in poco tempo, ha fatto il resto, causando notevoli danni in numerosi Comuni». Lo dichiara il capo della Protezione civile della Presidenza della Regione Siciliana, Calogero Foti sulla base delle rilevazioni prodotte dal servizio Rischio idraulico e idrogeologico del DRPC Sicilia.

In particolare, nel settore sud-orientale - versante Stretto di Sicilia (Ispica) - le piogge di venerdì sera sono state particolarmente violente, con significativi quantitativi concentrati in poco tempo (da 210 a 260 millimetri nell’arco di un’ora e mezza) e con tempi di ritorno superiori ai duecento anni. La pioggia caduta è pari a circa 3 volte la media mensile del periodo (ottobre).

«Nella zona di Noto – dichiara Giuseppe Basile, responsabile del Servizio che ha elaborato i dati e redatto i relativi grafici  - le piogge sono state meno violente (da 50 a 150 millimetri in un’ora) e con tempi di ritorno da 2 a 10 anni. Rispetto alla media mensile dello stesso periodo, i quantitativi caduti sono stati pari a circa una volta e mezzo. Due i picchi importanti: il primo alle ore 3.30, l’altro alle 22».

Nel settore orientale (Siracusa) le precipitazioni si sono distribuite nell’arco di due giorni (25 e 26) raggiungendo valori da 80 a 150 millimetri, con picchi di intensità da 45 a 75 millimetri in 3 ore e tempi di ritorno da 2 a 10 anni.

In Sicilia centrale (area di Ramacca) le precipitazioni registrate hanno raggiunto valori di 130 millimetri in circa venti ore, con un picco significativo di 50 millimetri, tra l’1.30 e le 3.30 (ora solare) del 27 ottobre. La quantità complessiva di pioggia è pari a circa una volta e mezza la media del periodo, il tempo di ritorno di tale evento è tra 2 e 10 anni.
“Il Governo regionale, attraverso il Dipartimento della Protezione civile, è stato costantemente presente sui luoghi in cui si sono verificate le condizioni di maltempo con una presenza costante sia all’interno dell’Unità di crisi presso la prefettura di Ragusa che all’interno dei COC (centri di coordinamento comunali), dichiara Calogero Foti. Già ieri, su indicazione del presidente della Regione Musumeci, abbiamo avviato una prima fase dI ricognizione dei danni ai fini del riconoscimento dello stato di calamità naturale”.