10 marzo 2018

LA PESANTE EREDITÀ DI CROCETTA



di Redazione
Disoccupazione (20,4%), rischio povertà (55,4%), incompiute (159), differenziata (15%): tutti record negativi. Ha consegnato a Nello Musumeci una Sicilia in condizioni disastrose

PALERMO - Una sfida senza dubbio delicata e complessa quella che il neo presidente Musumeci e la nuova Giunta di governo sono stati chiamati ad affrontare. Il quadro socio-economico della nostra isola è infatti decisamente allarmante e i dati resi pubblici da numerose fonti ufficiali, quali l’Istat o il ministero dell’Economia, inseriscono la nostra regione tra le ultime posizioni delle graduatorie nazionali, attribuendole parecchi record negativi. Primo tra tutti quello relativo alla percentuale di popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale: 55,4%.

Sul fronte lavoro, l’Isola è la regione con la massima diffusione di bassa intensità lavorativa (28,3%) e tra le più alte percentuali di disoccupazione sia totale (20,4%) che giovanile (57,2%).
La legislatura appena iniziata può essere così vista come una sorta di anno zero da cui ripartire per rimettere in moto la macchina economica siciliana e risalire le classifiche nazionali.

1. Pil Sicilia 2016 inchiodatoa 81,8 miliardi (Istat)
La politica siciliana non è riuscita in questi decenni a dare le risposte ai problemi reali dei cittadini e delle imprese. Il risultato è stato il baratro a cui ormai assistiamo inermi da anni: se prendiamo in esame il dato Istat relativo al Pil a prezzi concatenati (valori di riferimento anno 2010), nel 2014 il dato siciliano è di 81,1 miliardi: in pratica la Sicilia è tornata indietro nel tempo al lontano 1995, quando la ricchezza prodotta si attestava a quasi 83 miliardi.
Impietoso il confronto relativo alla ricchezza prodotta con Lombardia e media nazioanle. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, infatti, il Pil siciliano 2016 si attesta sugli 81,8 miliardi, a fronte dei 342 miliardi della Lombardia e dei 1.568 miliardi dell’Italia, mentre quello pro capite si ferma a 17.100 mila euro, ancora una volta parecchio inferiore a quello della regione lombarda (36.800 €) e della media nazionale (27.700 €). (pp)

2. Disoccupazione giovani tra 15 e 24 anni al 57,2%
I giovani continuano ad avere poche possibilità sul territorio siciliano. E di certo la politica sino ad oggi non li ha mai aiutati. Non solo sono costretti a restare a casa, a non fare nulla, senza un lavoro e neanche una valida opportunità formativa, ma oltretutto devono pure sorbirsi la lentezza (o inadeguatezza) della burocrazia e delle istituzioni.
In Sicilia i giovani disoccupati tra i 15 ed i 24 anni sono al 57,2% (dati Eurostat). Il dato assume contorni ancora più neri, se si pensa che in Europa ci sono regioni (in Germania e Nord Europa) in cui il livello di disoccupazione per la stessa categoria si ferma al 4,2%.
Più in generale il tasso di disoccupazione a settembre 2017 (ultimo dato Istat disponibile) era al 20,4%, quasi doppio rispetto alla media italiana (10,6%); in Lombardia è al 7,4%, in Veneto al 6,4%. Se poi consideriamo il valore assoluto, i disoccupati in Sicilia sono 351.000. (dr)

3. Depurazione all’anno zero e reti idriche colabrodo
La Sicilia, è il caso di dirlo, “fa acqua” da tutte le parti. Perché anzitutto deve fare i conti ogni giorni con il fiato dell’Unione europea che pressa l’Italia e di riflesso la nostra regione per la mancata depurazione delle acque reflue. Basti pensare che, in base agli ultimi dati Istat, a Palermo e Catania neanche la metà della popolazione è allacciata alla rete fognaria. E questo nonostante il miliardo di euro piovuto dal Cipe ben sei anni fa.
Intanto i ritardi della Regione sul trattamento dei reflui hanno “fruttato” due condanne e una procedura di infrazione della Commissione Ue. Soltanto in quest’ultima sono coinvolti 175 agglomerati isolani sui 758 totali a livello nazionale. In pratica, un’area inquinata su quattro si trova al di qua dello Stretto.
Dal mondo dell'acqua passano e si integrano altre due grandi emergenze regionali: la siccità e il dissesto. Invasi incompleti e condutture inadeguate sprecano l'acqua piovana e disperdono la risorsa immessa in rete. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, a Palermo la dispersione idrica è addirittura aumentata tra il 2012 e il 2016 e ormai travalica abbondantemente il 50%, mentre Catania perde ancora una percentuale intorno al 45%. Assieme a Bari sono le tre città più sprecone d’Italia. Alla faccia della siccità. (al)

4. Con le 159 incompiute immobilizzati 3,7 mld
Nell’elenco delle 159 infrastrutture incomplete di Sicilia, secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato la scorsa estate dall’Ufficio speciale dell’assessorato regionale delle Infrastrutture, si trovano opere fognarie e idriche, stradali, ferroviarie ma anche scuole, strutture sportive, centri sociali per anziani e molto altro.
Le risorse sprecate hanno un peso non indifferente, come suggerisce il moltiplicatore di John Maynard Keynes, che permette di individuare l’effetto sul reddito complessivo di un certo livello di investimento o di spesa pubblica all’interno del sistema economico (per una propensione marginale al consumo dello 0,8 assumerà un valore pari a 5). Nel caso isolano, qualora venissero riprese le 159 opere, considerando quanto già speso e quanto si dovrebbe spendere (complessivamente circa 750 milioni di euro), si arriverebbe a produrre un incremento dell’economia pari a 3,7 miliardi di euro. (dr)

5. Differenziata, raccolta vuota e discariche strapiene
PALERMO - Raccolta differenziata al 15% (di 30 punti inferiore alla media nazionale), 80% dei rifiuti in discariche prossime alla saturazione, zero impianti energetici (contro i 41 presenti nel resto d’Italia), una procedura di infrazione aperta dalla Commissione Ue per l’assenza del Piano di gestione e una condanna da Bruxelles che nel 2014 è costata all’Italia una multa da 40 milioni di euro e continua a costare ancora oggi 2 milioni di euro a semestre. È questa la montagna di spazzatura consegnata dal governo Crocetta a Musumeci.
Come abbiamo scritto in diverse occasioni, la prima cosa da fare in fretta è archiviare il sistema delle discariche, pericolose per la salute dei cittadini e a forte rischio di infiltrazioni mafiose. Bisogna fare però i conti con la realtà: oggi l’immondizia siciliana viene ammassata quasi tutta sottoterra.
Secondo l’ultimo rapporto Ispra, l’Isola nel 2016 ha interrato circa 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti, l'80% dei 2,3 milioni prodotti. Si tratta del quantitativo più elevato tra le regioni italiane, a distanza siderale dalle migliori realtà nazionali: la Lombardia col doppio degli abitanti ne porta in discarica appena 199 mila tonnellate, il 4% dei 4,7 milioni prodotti. (al)

6. La vergogna dei fondi Ue non spesi
La Regione e il governo Crocetta, anche in questo settore non si è smentita, dopo l’affannosa corsa, riuscita solo in parte, per spendere i fondi Ue 2007-13 (ad inizio gennaio la Corte dei Conti ha presentato al Parlamento la relazione annuale sulla loro utilizzazione), la storia si ripete.
Analizzando le stime diffuse dalla Commissione europea riguardanti le tre principali misure della programmazione 2014-2020 (Psr, Fesr, Fse) si scopre che il dato relativo alla spesa è prossimo allo zero o al massimo vicino all’1 per cento. In totale, considerando quindi anche Pon, Pac, Patto per il Sud, la Sicilia ha a disposizione un tesoro di quasi 15,5 miliardi di euro, ma a 4 anni dall’avvio della programmazione europea sono stati spesi solo 67 milioni (lo 0,4% del totale). Impegnati 5,7 miliardi di euro (il 37% del totale), ma di fatto, la mancanza dei soldi del cofinanziamento regionale, ha fatto sì che i pagamenti siano ancora praticamente fermi ai blocchi di partenza. (dr)

7. Rischio povertà e reddito, in Sicilia è notte fonda
Le numerosi fonti ufficiali continuano a tracciare i contorni di una Sicilia in perenne ed asfittica sofferenza economica, fanalino di coda d’Italia e d’Europa.
La Sicilia non regge neanche lontanamente il confronto con le regioni più ricche e virtuose e i dati, le percentuali e le performance siciliane sembrano essere ancora parecchio lontane anche dalla media sia italiana che europea.
Secondo l’Istat, nella nostra Isola il 55,4% della popolazione è a rischio povertà ed esclusione sociale, una percentuale che è tre volte superiore a quella della Lombardia (17,5%) e quasi il doppio di quella della media nazionale (28,7%). Il reddito pro capite 2016, invece, è di 13.000 euro, contro i 22.100 della Lombardia e i 18.200 euro della media italiana. (pp)

8. Senza infrastrutture difficile anche fare turismo
Nel 2016 l'Osservatorio turistico regionale ha registrato complessivamente 13,4 milioni di pernottamenti in Sicilia, un passo indietro rispetto alla performance certificata del 2015: 14,5 milioni di notti. Il turismo genera solo il 4% del Pil regionale della Sicilia e ciò è dovuto (oltre ad una assenza di programmazione) a problemi infrastrutturali. Il tasso infrastrutturale dell’Isola calcolato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, che prende in considerazione una media dell’indice delle infrastrutture (economiche, stradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali, e via dicendo), è di appena 82,56 punti, quello della Lombardia di 112, quello del Lazio 150.
Se il Ponte resta un’utopia, si attende da anni il completamento della Siracusa Gela. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.(al)

9. Dissesto idrogeologico, 400 siti ad alto rischio
Le minacce alla Sicilia sono contenute in un report della Protezione civile sul rischio idraulico, all'interno del quale si trova il censimento dei “nodi”, cioè le “intersezioni tra viabilità e corsi d'acqua”. Nell'Isola ce ne sono circa 13 mila, tra cui ben 12mila considerati a rischio potenziale. A riempire ulteriormente il quadro del rischio isolano ci hanno pensato i dati Anci, Ispra e Istat, che hanno registrato la presenza di 258 kmq di territorio nella fascia di rischio più elevato della pericolosità idraulica, circa l'1% del territorio regionale. Un quadro “pericolante”, insomma, per mettere in sicurezza il quale servono, come ha dichiarato al QdS l’ex assessore all’ambiente Mariella Lo Bello, nel Forum del 28 febbraio 2014, “circa 2 miliardi e 400 milioni”. Per la fascia a più alta pericolosità, la R4, sono state realizzate “400 schede”.(al)

10 marzo 2018 - © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: www.qds.it






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