26 giugno 2017

ELEZIONI: RENZI PERDE OVUNQUE. E IN SICILIA IL PD SENZA PIERO GRASSO È ALLA DISPERAZIONE…


26 Giugno 2017

La notizia è che il PD, adesso, perde anche se la maggioranza degli elettori diserta le urne. La ‘nausea’ degli elettori di sinistra verso il renzismo è ormai a livelli stratosferici. In Sicilia il PD è in confusione. Alcuni dicono che serve “discontinuità” con l’attuale Governo regionale (Leoluca Orlando e Giuseppe Bruno). Altri dicono che il Governo regionale di Crocetta ha governato bene (Antonello Cracolici). La verità è che sono più confusi che persuasi… 

La vera notizia che apre la settimana politica è la secca sconfitta del PD, che perde in quasi tutti i grandi Comuni italiani. L’esempio eclatante è Genova, una città nella quale la sinistra ha sempre dominato. Insomma, ci voleva Matteo Renzi per convincere i genovesi a non votare più a sinistra. Secondo molti commentatori, i ballottaggi confermano che l’alleanza Forza Italia-Lega funziona, visto che elegge molti sindaci. ‘Lettura’ che non tiene conto di due elementi: la poca ‘trasferibilità’ del voto per le elezioni amministrative alle elezioni politiche e la scarsa affluenza alle urne.
Anche se questo secondo dato – la scarsa affluenza alle urne – verrà subito messa da parte, va invece detto che a far vincere o perdere questo o qual candidato, o questo o quello schieramento politico, oggi, sono gli elettori che disertano le urne.
Nella ‘fuga’ degli elettori c’è, però, una novità. In genere, la bassa affluenza penalizza il centrodestra a favorisce il centrosinistra, perché il voto a questo secondo schieramento politico è sempre stato, come dire?, più organizzato.
I risultati del ballottaggi di ieri – a parte alcuni Comuni dove il centrosinistra resiste – ci danno una nuova realtà: anche dove gli elettori, in buona parte, non vanno più a votare a perdere è il PD e a vincere è il centrodestra, mentre il Movimento 5 Stelle arranca un po’.
Che dire? Che Renzi è riuscito in un’impresa ‘titanica’: fare perdere il centrosinistra anche se a votare vanno solo poche persone. La spiegazione è sufficientemente chiara: la ‘nausea’ degli elettori italiani di centrosinistra per il PD di Renzi è ormai ai massimi livelli.
I risultati elettorali di ieri danno, insomma, ragione ai protagonisti della sinistra a sinistra del PD. Parliamo di Tommaso Montanari e Anna Falcone, che nei giorni scorsi hanno riunito a Roma tanta gente di sinistra.
Renzi – questa, stringi stringi, è la loro analisi – ha creato le condizioni politiche e sociali per far nascere una sinistra alternativa al PD: l’unica, a quanto pare, in grado di portare gli elettori alle urne, anche alla luce di un Movimento 5 Stelle un po’ appannato.
E in Sicilia? Il PD perde ovunque. A Palermo, ad esempio, è ai minimi storici: sotto il 5%. Certo, a Sciacca la candidata di centrosinistra – Francesca Valenti – ha vinto al ballottaggio ed è sindaco. Ma è un caso locale. Anche a Palermo ha vinto il centrosinistra: ma questo è un caso molto oscuro, alla luce del caos che emerge dalla lettura di verbali assai ‘ballerini’.
Non sappiamo come finirà a Palermo. A rigor di logica, il riconteggio delle schede è nelle cose. Ma nella città dove Leoluca Orlando, in un modo o nell’altro, detta legge c’è da aspettarsi di tutto (anche cinque anni fa le elezioni per il Consiglio comunale furono segnate dal caos, ma finì tutto a tarallucci e vino…).
Forse la metafora del crollo del centrosinistra siciliano è Trapani, dove il candidato a sindaco del PD, Pietro Savona, perde le elezioni contro se stesso. I due suoi avversari – Antonio D’Alì, senatore di Forza Italia, e Girolamo ‘Mimmo’ Fazio, deputato regionale ed ex sindaco – sono stati eliminati da vicende giudiziarie.
A Savona sarebbe bastato prendere il 25% con il 50% più uno degli elettori alle urne. Invece i trapanesi hanno disertato le urne (ha votato solo un elettore su quattro). Risultato: commissariamento e nuove elezioni comunali.
Resta la Regione siciliana. Governata dal 2008 dal centrosinistra. Dal 2008 al 2012 grazie al ribaltone trasformista di Raffaele Lombardo. dal 2012 ad oggi dal Governo di Rosario Crocetta. Al quale tutti riconoscono un ‘record’. Nessuno, infatti, pensava che in Sicilia sarebbe arrivato un Governo regionale peggiore di quello di Lombardo. Invece Crocetta è riuscito a fare peggio di Lombardo.
I primi ad ammettere che il Governo Crocetta è un disastro sono gli stessi esponenti del centrosinistra. Leoluca Orlando, ad esempio, sostiene che, per il dopo Crocetta serve “discontinuità”. A chi pensa Orlando? Dopo il ‘gran rifiuto’ di Piero Grasso, che ha detto no alla sua candidatura alla presidenza della Regione, è probabile che Orlando pensi a se stesso (come potete leggere qui).
Nello stesso PD siciliano la confusione impazza. Giuseppe Bruno, presidente del Partito Democratico della Sicilia, dice:
“E’ arrivato il momento di rilanciare con forza una coalizione della quale il PD può e deve essere promotore, per offrire una valida alternativa per il governo della Sicilia e per la sua crescita. Un nuovo soggetto che deve esprimere un candidato altrettanto nuovo che non può essere il governatore uscente della Regione”.
Bruno parla del PD come se lui non fosse un esponente di questo partito: ipotizza “una valida alternativa” allo stesso PD e non ne vuole sapere più di Crocetta.
Lo stesso presidente Crocetta, invece, rilancia la propria candidatura. Sostiene di aver “salvato la Sicilia” e dice di meritare un altro ‘giro’ a Palazzo d’Orleans.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, dice che il Governo regionale non ha lavorato male e che chi oggi dice il contrario mette in giro delle “fake news”. Insomma, i disastri del Governo Crocetta – per esempio i due ‘Patti scellerati’ con Renzi – secondo Cracolici sarebbero “fake news”…
Che dire? Che i dirigenti del centrosinistra siciliano – e in particolare i dirigenti del PD dell’Isola – sono in grande confusione. Pensavano di ripararsi dietro la candidatura di Piero Grasso. Ma quest’ultimo ha deciso di non coprire con la propria faccia i disastri combinati da Crocetta, PD & compagni (alla fine la vera motivazione politica del no di Grasso è questa, non certo gli impegni al Senato!).
Così i vari Raciti, Faraone, Cracolici, Marziano e via continuando non sanno dove andare a sbattere. Qualcuno, magari, non escluderebbe una propria auto-candidatura (per esempio Cracolici). Ma da quello che si capisce, una volta fuori Grasso, dovrebbe essere Leoluca Orlando a provare a riproporre alla Regione l’operazione trasformista riuscita a Palermo.
Orlando dovrebbe mettere assieme tutti i cocci e i ‘cascami’ della vecchia politica – gli Alfano, i Totò Cardinale, i D’Alia e lo stesso PD – per provare a porre la propria candidatura alla presidenza della Regione.
Ma questo passa per le dimissioni di Rosario Crocetta che, interrompendo la legislatura, rimetterebbe in gioco anche chi oggi non potrebbe candidarsi.
Rosario da Gela si dimetterà anticipatamente? In questi quattro anni e otto mesi circa il PD, a Crocetta, ha fatto fare di tutto. Gli ha fatto firmare ‘Patti’ che hanno ‘incaprettato’ la Regione siciliana, gli ha fatto nominare assessori regionali usa e getta e assessori regionali per figura.
Crocetta ha nominato assessori vicini a Confindustria Sicilia e assessori avversari di Confindustria Sicilia. Il presidente della Regione si è accapigliato con il PD (nei primi due anni) per poi ‘sbracarsi’ con lo stesso PD.
Ora a Crocetta il PD chiede il sacrificio ‘supremo’: le sue dimissioni da presidente della Regione per consentire altri ‘giochi’.
Sono almeno tre gli ‘obiettivi’ da realizzare da ciò che resta della sinistra officiale in Sicilia:
ottenere le dimissioni di Crocetta;
trovare un candidato e una formula elettorale per provare vincere le elezioni regionali;
bloccare sul nascere una lista di sinistra alla sinistra del PD che, con la crisi di questo partito, potrebbe prendere il quorum.
Nelle prossime settimane ci sarà da divertirsi…
Foto tratta da ilsussidiario.net

Fonte: www.inuovivespri.it






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