16 Maggio 2017- di Tony Zermo
Il premier non ha proposto il porto di Augusta (ma Genova o Venezia) ai cinesi che intendono aprire un canale marittimo più efficiente con l'Europa
Pechino rilancia la “via della seta”
con una infornata di 800 miliardi di dollari per collegare il colosso
cinese all’Africa e all’Europa. Il presidente del Consiglio Paolo
Gentiloni è l’unico leader del G7 presente e ha avuto un incontro
bilaterale con Xi Jinping. Ha fatto bene a compiere questo viaggio e ad
incontrarsi con l’unico leader di statura mondiale sulla scena.
Cosa ha chiesto Gentiloni al presidente cinese? Ha detto che siccome sono molti di più i container cinesi che viaggiano per nave rispetto a quelli che vanno con la ferrovia, i porti italiani sono un approdo naturale e sono ovviamente disponibili, anche se i cinesi hanno già comprato quello del Pireo dalla dissanguata Grecia. E cosa ha proposto Gentiloni come porti italiani, dato che il Pireo non può bastare per tutto? Non Augusta, previsto come “core” dall’Unione europea e sulla rotta più breve dal Canale di Suez da dove escono le navi portacontainer in arrivo dall’Asia, ma Genova e Venezia, a migliaia di chilometri di distanza.
Questa è una riprova del fatto che il governo ribaltando la geografia continua a ignorare le possibilità di rilancio della Sicilia. Il solo porto da proporre è quello di Augusta, con fondali di 27 metri, che sarebbe in tempo per agganciare una rivoluzione dei trasporti che non avverrà dall’oggi al domani, senza considerare che nel giro di qualche decennio l’Africa passerà da un miliardo e mezzo di abitanti a quattro miliardi e che la Sicilia resta frontaliera sempre e comunque.
Gentiloni è andato a fare gli interessi dei due porti dell’Italia del Nord dimenticando, come hanno fatto tutti i suoi predecessori, che al centro del Mediterraneo c’è la Sicilia. Abbiamo ancora qualcuno che lo vada a dire a Gentiloni e anche a Delrio, o dobbiamo assistere ancora a questa continua discriminazione condita di promesse effimere? La Sicilia quanto pesa sul tavolo di Palazzo Chigi? Zero?
Cosa ha chiesto Gentiloni al presidente cinese? Ha detto che siccome sono molti di più i container cinesi che viaggiano per nave rispetto a quelli che vanno con la ferrovia, i porti italiani sono un approdo naturale e sono ovviamente disponibili, anche se i cinesi hanno già comprato quello del Pireo dalla dissanguata Grecia. E cosa ha proposto Gentiloni come porti italiani, dato che il Pireo non può bastare per tutto? Non Augusta, previsto come “core” dall’Unione europea e sulla rotta più breve dal Canale di Suez da dove escono le navi portacontainer in arrivo dall’Asia, ma Genova e Venezia, a migliaia di chilometri di distanza.
Questa è una riprova del fatto che il governo ribaltando la geografia continua a ignorare le possibilità di rilancio della Sicilia. Il solo porto da proporre è quello di Augusta, con fondali di 27 metri, che sarebbe in tempo per agganciare una rivoluzione dei trasporti che non avverrà dall’oggi al domani, senza considerare che nel giro di qualche decennio l’Africa passerà da un miliardo e mezzo di abitanti a quattro miliardi e che la Sicilia resta frontaliera sempre e comunque.
Gentiloni è andato a fare gli interessi dei due porti dell’Italia del Nord dimenticando, come hanno fatto tutti i suoi predecessori, che al centro del Mediterraneo c’è la Sicilia. Abbiamo ancora qualcuno che lo vada a dire a Gentiloni e anche a Delrio, o dobbiamo assistere ancora a questa continua discriminazione condita di promesse effimere? La Sicilia quanto pesa sul tavolo di Palazzo Chigi? Zero?
Intanto ci proverà il presidente della Regione Rosario Crocetta a ricordare a Gentiloni
la posizione strategica della Sicilia nel Mediterraneo: il governatore
scriverà una lettera ufficiale al premier affinché il porto "core"
europeo di Augusta venga incluso nella lista di quelli che interessano
la Cina per la Via della Seta marittima. «Augusta - afferma il
governatore in una dichiarazione a La Sicilia - è un porto "frontaliero"
al Canale di Suez, ignorarlo sarebbe un grave errore».
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Fonte: www.lasicilia.it
Siamo sempre al solito cambia il maestro ma la musica è sempre quella
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