24 febbraio 2017

I NUMERI. COSTANO PIÙ DI 700 MILIONI L'ANNO LE PENSIONI D'ORO DI ARS E REGIONE


Nei prossimi anni il costo supererà il miliardo di euro. I numeri-record della previdenza degli ex dipendenti.


di Accursio Sabella
PALERMO - Sono nascoste all'ombra delle “onorevoli pensioni”, dei vitalizi simbolo di quella che una volta chiamavano casta. Sono le pensioni di chi ha abitato i palazzi del potere, in molti casi solo sfiorando la luce dei riflettori. Gli assegni previdenziali dell'Assemblea regionale costano tre volte quelli degli ex deputati regionali. Mentre il Fondo pensioni, che gestisce i trattamenti degli ex dipendenti della Regione siciliana, spende qualcosa come 620 milioni di euro l'anno. Insomma, le pensioni di chi ha vissuto tra i palazzi del potere siciliano, costano circa 700 milioni di euro ogni anno. Una cifra che continua a crescere. 

Non saranno “onorevoli” pensioni, ma sono comunque pensioni d'oro. Per andare ai numeri, l'Assemblea regionale siciliana spende ogni anno una cifra dii circa 18 milioni di euro per garantire vitalizi, pensioni e reversibilità a ex deputati e ai loro eredi. Per le pensioni dei dipendenti, invece, la spesa si impenna a oltre 57 milioni di euro. Il motivo? Oltre, ovviamente, al maggior numero di soggetti beneficiari, c'è quella legge che ha legato per tanti anni, fino a poco tempo fa, il destino (economico) dei dipendenti del parlamento siciliano a quelli del Senato della repubblica. Un automatismo in parte mitigato recentemente, durante la presidenza di Giovanni Ardizzone, con la fissazione di alcuni tetti per gli stipendi, che si tradurranno anche in un calo delle pensioni. 

Già alla fine del 2013, l'Ars pagava una cinquantina di ex dipendenti con pensioni superiori ai 200 mila euro: tra questi tutti i segretari generali “a riposo”, destinatati molto spesso non solo di pensioni a “cinque zeri”, ma anche di liquidazioni milionarie. Sempre all'Ars, annotava ad esempio il quotidiano La Repubblica, erano 32 le pensioni tra i 150 e i 200 mila euro, e 126 tra i 100 e i 150 mila euro. Sono oltre 150 insomma gli ex dipendenti del parlamento che hanno una busta paga tra i 100 e i 200 mila euro. In qualche caso queste sono persino coperte dal mistero. Forse per l'imbarazzo di giustificare assegni che costano alla collettività qualcosa come 500 mila euro l'anno: quasi 20 mila euro netti al mese. Ma queste pensioni esistono davvero. 

Attraversi Piazza Indipendenza e dall'Ars ti sposti a Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana. Un pianeta, quello della Regione, fatto anche di tanti satelliti. Organismi, enti, agenzie varie tutte a carico dello stesso bilancio complessivo. E fece discutere, e molto, qualche anno fa la pensione garantita a un ex dirigente di spicco: a Felice Crosta, a capo per anni dell'Arra (Agenzia regionale per l'acqua e i rifiuti) era stata riconosciuta una pensione da 1.400 euro... al giorno. Una somma successivamente più che dimezzata. 

E se il caso di Crosta è a suo modo unico, non si può dire che “pensionati d'oro” in Sicilia non ce ne siano anche altri. Bastano alcuni dati, raccolti dal periodico rapporto del “Centro Studi di Itinerari previdenziali”. Gli ex dipendenti regionali in quiescenza sono infatti oltre 16 mila. E costano oltre di 600 milioni di euro l'anno. Con una media di oltre 41 mila euro pro-capite. Un numero, ovviamente, che nasconde le differenze. Molto nette, ad esempio, tra i circa 700 ex dirigenti della Regione e i restanti dipendenti in pensione. Perché la media delle pensioni di chi ha ricoperto un ruolo dirigenziale supera gli 80 mila euro annui. E anche questo numero non dà conto delle distanze. I dati più dettagliati raccontano un'altra cosa. Sono 36 gli ex dirigenti a ricevere pensioni che oscillano tra i 195 mila e i 265 mila euro lordi. Oltre 50 quelli con una pensione superiore ai 140 mila euro. 

Costi che, è bene dirlo però, sono paragonabili a quelli dei prefetti o dei segretari generali dei grossi Comuni. E in molti casi, i dirigenti generali sono “gravati” dalla responsabilità di gestire dipartimenti popolati da migliaia di dipendenti. Alla Regione, poi, esistono sostanzialmente due “tipologie” di pensionati. Quelli del cosiddetto “Contratto 1” e quelli del “Contratto 2”. Nel primo caso, il sistema è retributivo e viene calcolato partendo dal 50 per cento dell'ultima retribuzione in godimento. Vale a dire, per farla breve, che se un dipendente regionale per 39 anni ha svolto il ruolo di dirigente “semplice” (con una indennità complessiva attorno, ad esempio, agli 80 mila euro annui), ma l'ultimo anno prima di andare in pensione è stato “promosso” a dirigente generale (con una retribuzione che oscillava fino a pochi mesi fa tra 120 e 250 mila euro annui, ma che in passato ha superato di gran lunga quella quota), la pensione per il resto della vita sarà calcolata sulla base di quest'ultimo stipendio. 

I più giovani e meno “privilegiati” pensionati del “contratto 2”, adottano un sistema sostanzialmente contributivo, come nel resto d'Italia. Dal 2004, però, è cambiata la musica anche per i dipendenti del vantaggiosissimo “contratto 1”: gli anni successivi al 2004 sono stati calcolata col metodo contributivo. Solo la Finanziaria del 2015 ha allineato il sistema pensionistico siciliano a quello statale. Per evitare proprio i casi cui abbiamo accennato, cioè di “promozioni” e di impennate retributive a ridosso della pensione, il calcolo della quota “retributiva” (cioè fino al 2004), viene compiuto non più sulla base dell'ultimo stipendio, ma sulla media degli ultimi cinque. Le pensioni, adesso, oscilleranno comunque tra l'85 e il 90 per cento della media stipendiale calcolata sulla base degli ultimi cinque anni. 

Pensioni d'oro, comunque, e costantemente in crescita, negli ultimi anni. Dai 591 milioni di spesa che il Fondo pensioni ha registrato nel 2014, in soli due anni si è passati a 626 milioni. Trentacinque milioni in più in soli due anni. E il costo complessivo potrebbe presto “impennarsi” grazie alla possibilità concessa dal governo Crocetta ai regionali di andare in “prepensionamento” con i più favorevoli requisiti esistenti prima dell'ingresso della legge Fornero. Si arriverà, nel giro di qualche anno, a superare la quota di 900 milioni di euro. Uniti alle somme che serviranno per le “onorevoli” pensioni dell'Ars, la Sicilia riuscirà a sfondare presto, per garantire l'assegno agli ex dipendenti, la quota del miliardo di euro.

24 Febbraio 2017
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