28 ottobre 2016

ENNA. PASQUASIA, TANGENTE PER BONIFICARE MINIERA, COINVOLTI AGENTI DEL CORPO FORESTALE. VIDEO


Bloccata una tangente per la bonifica di Pasquasia: arresti in Sicilia e in Lombardia

Undici misure cautelari, coinvolti un dirigente e un ispettore del Corpo forestale. I carabinieri intercettano l'accordo su una mazzetta da 120 mila euro per aggiudicarsi l'appalto
 

di ALESSANDRA ZINITI
Una megatangente da 120.000 euro che avbrebbe dovuto essere pagata direttamente nelle mani del responsabile unico dell'appalto. Così una ditta di Bergamo si sarebbe aggiudicata i lavori di bonifica nell'ex miniera di Pasquasia, concedendo poi subappalti e assunzioni ad imprese locali e a persone indicate dalle cosche dell'ennese. Tutto però è stato bloccato praticamente in tempo reale dai carabinieri del comando provinciale di Enna, guidati dal colonnello Paolo Puntel, che a meno di due mesi dall'aggiudicazione dell'appalto, hanno intercettato gli accordi e i traffici criminali, sequestrato l'ex miniera dismessa nel 92 ma ancora piena di materiali da smaltire, e bloccato anche il pagamento degli otto milioni di euro che la Regione avrebbe dovuto versare alla ditta che avrebbe dovuto effettuare la bonifica.


Smaltimento di rifiuti tossici: arresti in Sicilia e in Lombardia

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/10/28/news/enna_appalto_truccato_per_la_bonifica_di_pasquasia_arresti_in_sicilia_e_in_lombardia-150764058/

Questo il quadro delineato dall'inchiesta della Dda di Caltanissetta che oggi è arrivata ad un primo step con l'esecuzione di undici misure cautelari emesse dai carabinieri del comando provinciale di Enna tra la Sicilia e la Lombardia. Agli arresti domiciliari è finito anche un dirigente regionale, Gaetano Bognanni, 54 anni, di Enna, dirigente del Corpo forestale addetto ai controlli sulla bonifica della miniera così come Vincenzo Ferrarello, ispettore della Forestale che avrebbero chiuso un occhio sui traffici che avvenivano all'interno della miniera.

Agli indagati di oggi però i pm della Dda guidata da Amedeo Bertone contestano anche il concorso in associazione mafiosa. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, la ditta aggiudicataria dell'appalto da otto milioni di euro, la "1 Emme" di Bergamo, il cui titolare è il calabrese Pasquale Gattuso, 53 anni, avrebbe dovuto pagare una tangente da 120.000 euro al responsabile unico dell'appalto, il palermitano Diego Mammo Zagarella ( anche lui finito agli arresti domiciliati) pur di avere mano libera nella miniera. La cifra sarebbe stata corrisposta come compenso per una consulenza per uno studio topografico della miniera da parte della società Archeoambiente, ma gli investigatori sono arrivati prima.
In carcere sono finiti tre imprenditori titolari di aziende che hanno ottenuto i subappalti per lo smaltimento dei materiali, ma che invece trasportavano e vendevan altrove ferro e rame, Giacomo Aranzulla, 60 anni, di Mirabella Imbaccari, Antonino e Michele Berna Nasca di Nicosia. Ai domiciliari, oltre a Bognanni, Gattuso e Zagarella, anche Vincenzo Ferrarello, 54 anni di Enna, e Rosario Consiglio, 60 anni, di Piazza Armerina. Tutti ritenuti vicini alle cosche del Catanese e dell'Ennese imponevano anche assunzioni di maestranze.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Eugenio Vecchio, 48 anni, di Catania residente a Porto Empedocle (Ag), Salvatore Mammo Zagarella, 49 anni, di Favara (Ag) e Giuseppe Costanza, 38 anni, di  Palma Montechiaro (Ag), ispettore del Corpo forestale regionale. Contestati in particolare i reati di smaltimento di rifiuti tossici, peculato e varie ipotesi di falso, nonchè, per alcuni degli arrestati, il concorso esterno in associazione mafiosa, per avere agevolato Cosa nostra, con l'assunzione pilotata di lavoratori, ovvero favorendo l'impiego di ditte vicine alla stessa organizzazione criminale.

Come è nata l'inchiesta. Nel marzo 2014 tra Leonforte ed Assoro (Enna) venne fermato, dai carabinieri, un camion con 6 tonnellate rame proveniente dalla miniera di Pasquasia, dove erano già in corso le attività di bonifica, e vennero arrestate 5 persone per ricettazione. Una settimana dopo, il 26 marzo al molo di Catania venne controllato e sequestrato un carico di 115 pallet, in totale 106 tonnellate di cemento-amianto trattato con falsa vernice isolante, il carico era stato già su una nave in rada, pronta a salpare. La magistratura, contestualmente, pose la miniera sotto sequestro. Secondo gli inquirenti il rame trafugato da Pasquasia veniva trasportato in punti di raccolta del catanese e trasportate in Campania.

Bognanni e Ferrarello, i dipendenti del Corpo forestale indagati, sono accusati di avere omesso i controlli sulla bonifica e di avere ottenuto in cambio denaro per 80 mila euro.
Il dirigente Bognanni avrebbe avuto in regalo una vettura Mazda Duetto MX5. Ai fratelli Salvatore e Diego Mammo Zagarella é contestato di avere gestito la vicenda della mazzetta da 120 mila euro, percepita da Zagarella in veste di responsabile della gara d'appalto da 8 milioni di euro, che sarebbe stata mascherata con una consulenza di rilievi topografici affidata a Salvatore, titolare della Archeoambiente, che non venne mai effettuata. In cambio di soldi e regalie, invece il dipendente della Cassa edile di Enna, Rosario Consiglio, che avrebbe fornito le false attestazioni relative alle qualifiche per il primo soccorso. Ad Aranzulla e ai fratelli Berna Nasca è contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere organizzato l'aspetto del traffico illecito di rifiuti, tutti gli altri devo rispondere di reati che vanno dalla corruzione e peculato, alla frode, al falso ideologico.  "In realtà la bonifica della miniera di Pasquasia, per la quale erano stati stanziati 8 milioni di euro, solamente per lo smaltimento del cemento amianto, non é mai iniziato. A Pasquasia, piuttosto, é stato fatto un sacco" ha detto il comandante Puntel.


28 Ottobre 2016
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