18 luglio 2016

RIFORMA PENSIONI, INTESA SULLE USCITE FLESSIBILI ENTRO SETTEMBRE


Riforma Pensioni, Intesa sulle uscite flessibili entro Settembre


Il Governo cerca un accordo con il sindacato sulle pensioni prima del referendum sulla Riforma della Costituzione. Ma restano ancora molti nodi da sciogliere. A partire dal Prestito Pensionistico.

Il nodo sulle correzioni da apportare sulle pensioni sarà sciolto in un prossimo incontro a livello governativo tra la fine del mese di luglio e i primi di Agosto. Al termine del secondo round di confronto la parte sindacale. Quando sarà possibile fare una prima ricognizione delle risorse a disposizione con la prossima legge di stabilita' e delle priorità dell'esecutivo. Quindi si cercherà di chiudere un accordo, quanto più possibile condiviso, entro la fine di settembre con le parti sociali.
E' quanto ha fatto intendere nel corso della Summer School di Lavoro Welfare a Rimini organizzata dall'Associazione Lavoro e Welfare il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. “‘Uno stock di risorse sulla previdenza e’ stabilito che lo metteremo, bisogna che lavoriamo perche’ questo stock possa consentirci di intervenire su quello che vogliamo" ha detto il ministro Poletti durante un intervento faccia a faccia con Susanna Camusso.
Intanto, dopo le recenti aperture da parte del Governo sul lavoro precoce (qui i dettagli) e sulle carriere discontinue (qui i dettagli), questa settimana si entrerà nel dettaglio circa l'APE, il progetto a cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia per rendere flessibile l'età pensionabile. Passaggio delicatissimo dell'intero confronto in quanto, secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, solo se il progetto non sarà troppo "esoso" potranno essere finanziati ulteriori capitoli di spesa sul fronte previdenziale volti a garantire maggiore equità. Il punto di partenza del Governo è noto per ora solo nella sua cornice generale: non si modificherà la legge Fornero ma al lavoratore verrà offerto un ventaglio di stru­menti per ottenere un assegno anticipato, al massimo per tre anni prima della pensione di vecchiaia (cioè da 63 anni e 7 mesi in poi) sotto forma di prestito da restituire in 20 an­ni, a rate trattenute sulla pen­sione normale. 
La restituzione del prestito comporterà infatti una penalità sul­la pensione normale che potrà variare molto in base al reddi­to e alla condizione lavorativa. Il piano per la «flessibilità in uscita» al quale sta lavorando Palazzo Chigi prevede una serie di detrazioni fiscali sulle rate di rimborso del prestito stabilite in misura inversa­mente proporzionale al reddi­to pensionistico. Secondo le ipotesi allo stu­dio, le penalizzazioni sull'importo della pensione regolare, oscilleranno da un minimo dell'1% per ogni anno di anticipo (quindi massimo 3%) fino al­l'8% annuo (massimo 24%) per i redditi più alti. In media il ta­glio sarebbe del 3-4% l'anno. Il peso della penalità sarà variabile di molto, quindi, a seconda se il lavoratore si troverà in una di quelle condizioni meritevoli di tutela che il confronto con il sindacato dovrà individuare (per ora si parla di disoccupati senior, invalidi, addetti ad attività usuranti). Qui, infatti, do­vrebbe essere lo Stato a farsi carico in tutto o in parte delle penalizzazioni. 
Damiano: Sciogliere nodo risorse il prima possibile
“Il fattore ‘risorse’ – ricorda intanto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera – sarà  decisivo per mettere in atto alcune correzioni che vadano nella direzione di una maggiore giustizia sociale: cumulo gratuito dei contributi; flessibilità previdenziale a costo zero per disoccupati, precoci, addetti ai lavori usuranti e invalidi; blocco definitivo delle penalizzazioni che, altrimenti, riprenderebbero nel 2018; blocco dell’aspettativa di vita per i lavori usuranti; equiparazione completa della no tax area dei pensionati a quella del lavoro dipendente; incremento della quattordicesima per i pensionati incapienti; revisione, per i giovani che andranno in pensione con il solo sistema contributivo, del vincolo dell’accesso all’assegno previdenziale a 63 anni a condizione che abbiano un assegno 2,8 volte il minimo. Questi interventi di correzione hanno un costo: e’ dunque indispensabile stanziare uno “stock” di risorse. Il secondo fattore e’ il tempo: l’accordo con il sindacato va fatto a settembre, molto prima del referendum”, conclude.


18 Luglio 2016
http://www.pensionioggi.it/notizie/previdenza/riforma-pensioni-intesa-sulle-uscite-flessibili-entro-settembre-7868768








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