24 luglio 2015

CROCETTA: ABBIAMO TAGLIATO 3 MILIARDI DI SPRECHI CERCANDO DI NON ATTACCARE LO STATO SOCIALE, E IL LICENZIAMENTO DI EX PIP CON 416 BIS APPARTENENTI A TUTTE LE COSCHE DI PALERMO, MENTRE ABBIAMO LICENZIATO ALTRI CHE NON POTEVANO LAVORARE CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, E LO STESSO ABBIAMO FATTO AL 118 E TRA I FORESTALI



REGIONE

Crocetta: "Un tentato golpe, non me ne vado
Lucia si è dimessa a causa di un falso dossier"




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Il governatore prima interviene a Sala d'Ercole, parlando di un complotto ordito da massonerie deviate, mafia e poteri "occulti", ma minimizza sulle intercettazioni che raccontano di una Sanità in mano ai medici amici. Poi torna sull'addio dell'assessore alla Salute: "Qualcuno le ha fatto leggere le stesse fasulle intercettazioni diffuse da l'Espresso". E intanto i deputati di maggioranza (ma anche d'opposizione) tirano un sospiro di sollievo: "Ripartiamo dalle riforme". 

di Accursio Sabella e Santi Sabella

PALERMO- Altro che politica, malaffare, "coacervo di interessi". Se Lucia Borsellino ha lasciato il governo Crocetta è solo a causa di un "equivoco". Ben orchestrato. Finalizzato a destabilizzare il governo. E' fresca l'ultima trovata del governatore per "rimuovere" le pesanti motivazioni politiche, etiche e morali alla base del polemico addio alla giunta della figlia di Paolo Borsellino: "Sono convinto che le abbiano mostrato un finto dossier. Lo stesso che hanno inviato all'Espresso".

Un dossier fasullo, quindi. Ecco l'ultimo colpo di teatro per mettere in secondo piano tutto il resto. Ad aggiungere mistero a mistero. Mettendo il presidente, da questo punto di vista, nella stessa posizione del settimanale. L'Espresso dovrà dimostrare che quell'intercettazione c'è stata. Ma Crocetta dovrà convincere qualcuno dell'esistenza di quel falso dossier che avrebbe spinto Lucia Borsellino fuori dall'esecutivo.

Una trovata, dicevamo, utile a mettere in secondo piano le intercettazioni mai smentite. Quelle che dipingono lo scenario di una sanità gestita dagli amici del governatore, in piena armonia con lo stesso Crocetta. Il primario Tutino, il manager Sampieri e anche alcuni di quelli che sarebbero stati nominati direttori generali, si scambiavano telefonate, si incontravano, buttavano giù la lista dei "fedelissimi", prendevano appuntamenti col presidente al quale portare l'elenco, e magari arricchire i nomi con qualche notizia sul curriculum. "Mi serve mezz'ora", diceva Tutino, rivolgendosi a uno dei più stretti collaboratori di Crocetta. E ovviamente, tra i titoli richiesti anche quello - ripetono più volte i medici - di essere un "fedelissimo".

Tutto scomparso, o quasi. Minimizzato dall'intervento in Aula prima e nell'ennesima conferenza stampa dopo dal governatore. A Sala d'Ercole, in particolare, il governatore si è solo difeso contrattaccando. Nessuna autocritica, nessuna umiltà nell'ammissione di errori e "leggerezze", nessun rossore, ad esempio, di fronte a una Sicilia devastata dagli errori amministrativi, dai ritardi, dai flop colossali di questo governo. Nulla. Nè in Aula, nè a margine della seduta, quando i toni si sono anche ulteriormente alzati contro la stampa e i golpisti che per poco non lo facevano passare per uno stragista. Il resto, come detto, finisce sullo sfondo. "Sampieri era convinto che io lo rinominassi direttore generale - ha detto Crocetta nella Sala rossa di Palazzo dei Normanni a margine della seduta - sapete come siamo noi politici... magari gli avrò detto, sì vediamo, semplici parole di conforto". Tutto scomparso, di fronte ai dubbi sulla intercettazione rivelata da l'Espresso. "Il cerchio magico? - ha rincarato Crocetta - quello vero è formato dalla massoneria deviata e da qualcuno che tiene contatti con la mafia. Che è cambiata, ovviamente. E adesso sta dentro le attività legali". Ecco spuntare quindi il nuovo nemico, la "massoneria deviata", che si aggiunge ai poteri occulti, a quelli oscuri, a una mafia senza nome, ai nostalgici del passato, alle forze che si oppongono al cambiamento. Idealtipi utili a giustificare un fallimento politico che, nonostante l'istinto di conservazione, sono state in qualche modo delineate persino dai deputati di maggioranza.

Le "nuove" dichiarazioni di Crocetta hanno ribadito, del resto, i concetti espressi dal governatore nel corso del suo annunciato intervento a Sala d'Ercole e durato quasi un'ora. E durante il quale Crocetta ha contrattaccato: "Non mi dimetto. Sono stato oggetto di un attacco ordito da poteri oscuri. La Regione dovrebbe chiedere a l'Espresso un risarcimento miliardario. Se c'è qualcuno che può decidere di farmi dimettere, quello è il parlamento".

A seguire gli interventi dei deputati. La maggioranza, quasi senza distinzioni, ha espresso solidarietà "umana" nei confronti del presidente. Ma ha anche chiesto un "cambio di passo" politico. “Accogliamo l’appello del presidente Crocetta, avviamo insieme una valutazione per capire se e come andare avanti" ha detto Antonello Cracolici, capogruppo Pd durante un intervento con i ringraziamenti a Lucia Borsellino “per il suo straordinario impegno e per il lavoro messo in campo, che il PD intende portare avanti”. Cracolici ha poi aggiunto “oggi si chiude il ‘primo tempo’ di una vicenda complessa, proveremo a rimarginare una ferita che non sarà facile rimarginare: Rosario Crocetta è stato infangato, e la patacca pubblicata da un settimanale ha infangato tutta la Sicilia. Adesso si apre il ‘secondo tempo’, devono essere valutate le cose fatte e gli errori commessi, e capire se si è in grado di invertire radicalmente la rotta”.  “Ribadiamo oggi - ha detto il capogruppo del Pdr Beppe Picciolo - solidarietà umana e politica al presidente Rosario Crocetta e crediamo che questo momento così triste, per la gravissima ingiustizia subita, possa invece diventare un’opportunità per dare forza allo stesso governatore e per completare l’attività di governo con le leggi di riforma in calendario all’Ars. Riconosciamo parole molto più responsabili da parte delle opposizioni rispetto a quelle, talvolta, affrettate di pezzi della maggioranza". E l'ennesima svolta è richiesta anche dall'Udc: "Le preoccupazioni di Lucia Borsellino - ha detto il capogruppo Mimmo Turano - sono sempre state le nostre preoccupazioni e chi segue attentamente le cronache sa che l'Udc ha sempre testimoniato in pubblico e privato sostegno incondizionato all'assessore Borsellino ma soprattutto il nostro partito ha denunciato e contestato scelte infelici e scellerate di politica sanitaria e ha avuto il coraggio di abbandonare la giunta che decideva le nomine dei manager. Purtroppo - ha proseguito il presidente dei deputati centristi - la nostra posizione è rimasta inascoltata e oggi che tutti i nodi sono venuti drammaticamente al pettine non ci serve avere ragione al contrario torniamo a chiedere con forza e determinazione che si intervenga nel settore della sanità con rigore, senza fare sconti a nessuno e facendo piazza pulita di quanti in questi anni hanno impedito il cambiamento e il risanamento di questo settore".


L'opposizione ha attaccato invece chiedendo al presidente di fare un passo indietro, proprio a causa del fallimento politico della sua esperienza di governo. Ma in pochi hanno chiesto "dimissioni immediate". Anche forze politiche come Forza Italia o Ncd hanno sottolineato la necessità di lavorare, prima della fine della legislatura, ad alcune riforme necessarie per i siciliani. Più netti i deputati del Movimento cinque stelle: "Una manfrina che poteva anche risparmiaci. Un discorso inutile, quanto prevedibile. Era chiarissimo infatti - si legge in una nota - che Crocetta non avrebbe mollato la presa, lui assieme al Pd, che di questa farsa è attore principale. Questa legislatura – aggiungono i deputati Cinquestelle – è clinicamente morta, ma nessuno vuole togliere la spina per paura delle elezioni e per conservare la pesante e comoda busta paga. Non riesce a capire che ormai ha fatto il suo tempo, i siciliani non lo vogliono più come presidente.  Crocetta – continuano i deputati M5S – è ormai un uomo solo, abbia un sussulto di orgoglio, si svincoli dalla morsa del Pd che rischia di trascinare a fondo la Sicilia, si dimetta prima che siano di siciliani e e non la politica a dimissionarlo”.

13.40. Crocetta: "Abbiamo abbassato lo stipendio dei dirigenti a 160 mila euro  e ridotto del 20 per cento il salario accessorio, abbiamo bloccato gli appalti sospetti, come quelli del Consorzio autostrade siciliane, abbiamo scoperto gli evasori con Riscossione Sicilia e abbiamo tagliato le spese di rappresentanza, mentre non stiamo usando le somme riservate. Ho poi tagliato un ufficio stampa con 21 capiredattori, che penso qualche odio me l'abbiano provocato, abbiamo tagliato i fondi alla comunicazione. Abbiamo denunciato la mafia che si è impossessata dell'Esa e la mafia del pascolo che mi ha minacciato. Abbiamo poi allineato le pensioni dei regionali a quelli dello Stato, abbiamo tagliato 3 miliardi di sprechi cercando di non attaccare lo Stato sociale, e il licenziamento di ex Pip con 416 bis appartenenti a tutte le cosche di Palermo, mentre abbiamo licenziato altri che non potevano lavorare con la pubblica amministrazione, e lo stesso abbiamo fatto al 118 e tra i Forestali. Certamente ci siamo fatto qualche inimicizia".

13.50 Crocetta: "La Sicilia è la Regione che ha tagliato di più. Ma a Roma e a Milano non lo dicono. E la Corte dei conti ha detto che questi tagli sono stati vanificati dai tagli a volte incostituzionale dei governi nazionali. Se non fossimo intervenuti, saremmo andati verso un default greco. Io non mi dimetto, perché non sono un irresponsabile. Perché non voglio lasciare decine di migliaia di lavoratori senza lavoro e senza salario. Qualcuno continua a dire che lo Statuto siciliano è un verme roditore. Anche perché grossi gruppi vogliono riprendere gli affari di sempre".

15.17 Musumeci: "I deputati di maggioranza non hanno difeso la sua rivoluzione, ma solo la propria poltrona. Noi riteniamo che questa esperienza sia conclusa, definitivamente. Qualcosa è saltato: 37 assessori in 33 mesi, i bandi fermi, le nomine solo per fedelissimi e paesani, la Formazione, il Piano giovani, gli enti inutili, il precariato. Siamo di fronte a una frattura insanabile tra la presidenza della Regione e la stragrande maggioranza del popolo siciliana. Lei sta facendo lo stesso percorso di Luigi XVI che aveva sottovalutato la rivoluzione francese, e il paragone è, ovviamente, solo politico. Questo è il momento delle scelte responsabili, che solo lei può compiere. A noi la vicenda dei nastri, gravissima, non interessa in questa sede. La nostra condanna politica l'abbiamo espressa già da tempo, quando abbiamo capito che lei è inadeguato a questo ruolo. Lasci, presidente. La smetta con questa ribellione, prima che la ribellione arrivi dalla piazza. Poniamo un limite a questa tragicommedia".

23 Luglio 2015
http://livesicilia.it/2015/07/23/crocetta-mezzogiorno-di-fuoco-allars-segui-la-diretta_650511/




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1 commento:

  1. Sì caro Crocetta tutto perfetto ma prendersela con chi da 25 anni difende il patrimonio boschivo e privarlo di una tuta arancione che per 25 anni l' ha portata con ONORE non è giusto.I precari sono frutto di una politica scellerata e tali rimarremo a vita perché sfruttati come serbatoio di voti.

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