18 agosto 2012

CASTELLAMMARE. I TECNICI FORESTALI FANNO IL BILANCIO DEGLI INCENDI

 

Castellammare. I tecnici forestali fanno il bilancio degli incendi disastrosi che hanno devastato l'intera provincia Senza prevenzione vince il fuoco



Enzo Di Pasquale
Castellammare. Il bilancio sugli incendi che nei giorni scorsi ha devastato la provincia viene definito dai tecnici forestali con un solo aggettivo: «disastroso».
Al centro dell'attenzione, tra i luoghi attraversati dalle fiamme c'è stata la riserva dello Zingaro, eppure non è l'area che ha subito maggiori danni in quanto «la macchia mediterranea si rinnova nel giro di pochi anni». Non è così invece per la superficie boscata. Sono stati perciò i monti Inici e Sparagio ad avere avuto la peggio. In particolare a monte Inici, su circa mille ettari di terreno percorso dal fuoco è stata carbonizzata una superficie boscata di oltre cento ettari. Se si considera che ogni ettaro contiene mediamente 500 piante è facile calcolare quanti alberi sono andati in fumo. A monte Sparagio si è bruciata una superficie maggiore con danni incalcolabili alle colture agrarie. Per i prossimi 5 anni gli uliveti non daranno più frutti. Compromesse pure vaste aree piantate a vigneto. Anche la fauna ha subito un duro colpo dai roghi che sembravano non doversi mai fermare.
Tutto questo è stato solo colpa di un inadeguato intervento aereo? A sentire i tecnici della forestale pare proprio di no. Che cosa allora non ha funzionato? Intanto la prevenzione degli incendi. Prima fra tutte la mancata applicazione delle leggi. Ogni anno i sindaci emettono ordinanze per la pulizia dei terreni privati confinanti con le aree demaniali, ma i lavori non vengono eseguiti da parte dei proprietari per il 90% dei casi e la cosa assurda è che non scattano le sanzioni previste. Sembra che i comuni non siano attrezzati per controllare che venga eseguita l'ordinanza sindacale. Per il presidente alcamese dell'associazione Laurus, l'ispettore forestale Gianni Gervasi, la soluzione ci sarebbe. «Il lavoro di pulizia al confine con le aree demaniali - dice - qualora non venga eseguito dai privati potrebbe essere svolto dalle associazione di volontariato riconosciute che poi potrebbero rivalersi sul proprietario inadempiente, facendosi pagare una quota a metro quadro». Questo per Gervasi sarebbe il metodo per risolvere il problema degli incendi che partono dalle aree private e che poi invadono la superficie demaniale. I dati gli danno ragione in quanto l'80% degli incendi vengono innescati in fasce limitrofe ai boschi. L'alta percentuale è dovuta anche al fatto che vaste aree agricole sono state abbandonate e i terreni sono invasi da sterpaglie, un vero e proprio «carburante» che alimenta i roghi. «Una volta - spiega Gervasi - i vigneti ben coltivati e puliti rappresentavano un efficace viale parafuoco. Adesso sono diventate aree molto pericolose per l'innesco di incendi».
Un altro problema riguarda la pulizia dei cigli delle strade provinciali e comunali. Da anni non viene eseguita più, così i bordi stradali rappresentano una ulteriore minaccia per i boschi. Un altro aspetto scandaloso, sempre sul fronte della prevenzione, è il mancato coordinamento tra le forze di polizia. «Basti pensare - aggiunge Gervasi - che sulle frequenze radio ognuno naviga per conto suo. Questo significa che non esiste un'unica frequenza radio. Negli ultimi roghi il corpo forestale non riusciva a comunicare con i carabinieri e viceversa. Minuti di tempo persi nella fase organizzativa che possono essere fatali. Scoraggiante è il quadro se ci spostiamo sul fronte dell'incendio, in prima linea, là dove ci stanno gli uomini che dovrebbero fisicamente bloccare il fuoco. Ebbene, si scopre che il personale impegnato in questa difficile e faticosa operazione ha una media di 50 anni. Per non parlare dei mezzi di terra, assolutamente inadeguati, se non ridicoli. Un altro aspetto organizzativo riguarda l'unità di crisi istituita dalla Prefettura. Viene organizzata a incendio già in atto. Perché, invece, non ci si prepara prima, quando i bollettini meteorologici anticipano forti raffiche di vento dai versanti Sud? Potremmo guadagnare minuti preziosi ed essere sul fronte dell'incendio prima ancora che diventi incontrollabile».
La situazione è insostenibile sul numero degli agenti forestali. Le piante organiche dei distaccamenti di Erice e Castellammare sono fortemente ridimensionati e i turni diventano massacranti. Allora si scopre che non è solo l'intervento aereo a salvare le aree percorse dalle fiamme. A parte il fatto che durante la notte, quando spesso gli incendi vengono appiccati, i «Canadair» non possono intervenire. E gli aerei antincendio di stanza a Trapani? Inefficaci. Si tratta dei «Fire boss» che lavorano in coppia. Hanno una capacità di portata di circa 1.500 litri di acqua da scaraventare su ampi roghi. E' come se con un secchio d'acqua si volesse spegnere un albero in fiamme.

17 Agosto 2012


La pulizia dei cigli delle strade provinciali, comunali e quelle al confine delle aree demaniali, facciamoli fare ai lavoratori forestali, così facendo mettiamo a tacere tutte quelle persone che continuamente ci riservano insinuazioni calunniose e accuse gratuite, potrebbe essere un modo per giustificare il lavoro dei 26 mila lavoratori forestali.



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